A Roma l’acqua diventa espressione artistica anche dove è stata portata solo come risorsa idrica. Le fontane sono innumerevoli e una più bella dell’altra.
Ci sono delle vere e proprie dispute per stabilire quale sia la fontana più bella di Roma: c’è chi dice quella di Trevi, che di certo è la più famosa grazie a Fellini e quella più cercata e frequentata dai turisti di tutto il mondo, che la fotografano in ogni stagione ed ora del giorno e della notte. Ma non è impresa facile mettere a paragone e dare un voto a fontane come la Barcaccia, il Tritone, o la Fontana delle Naiadi, tra le più note.
E i turisti restano stupiti e piacevolmente sorpresi nello scoprire quante bellissime fontane sono assai meno famose eppure altrettanto interessanti ed affascinanti, in innumerevoli angoli della città, non solo espressione di arte, ma anche di storia.
Per esempio la Fontana del Mascherone di via Giulia, con la vasca e il mascherone stesso di epoca romana, fatta collocare nella prestigiosa strada dai Farnese, nelle vicinanze degli altrettanto noti vasconi, che erano in realtà antichi sarcofagi romani, di piazza Farnese. Sembra che la larga bocca del Mascherone versasse vino al posto dell’acqua in occasione delle sfarzose feste delle nobili famiglie dell’epoca tra il XVII ed il XVIII secolo. O la Fontana delle Tartarughe a piazza Mattei, mirabile opera di Giacomo della Porta, che doveva trovarsi in una piazza vicina, ma che fu invece costruita dove ancora si trova per volontà, appunto, della famiglia Mattei, assai potente (e prepotente) alla fine del XVI secolo. O ancora la Fontana del Mosè, anche detta dell’Acqua Felice, anch’essa molto fotografata dai turisti ma poco amata dai romani, da quando papa Sisto V incaricò Leonardo Sormani di realizzarla secondo il piano urbanistico di rinnovo degli acquedotti della città. Si trova purtroppo in un luogo molto (anzi troppo) trafficato della capitale, e richiede continui restauri e pulizie per mostrare il bianco del travertino.
Anche le acque che alimentano le fontane romane sono tante e diverse: l’acqua vergine, l’acqua marcia, l’acqua paola, l’acqua felice, l’acqua del Peschiera e tante altre, spesso potabili e, ormai, spesso mescolate con altre fonti meno note. Tanto che a volte si può bere direttamente dalle cannelle più facilmente raggiungibili poste discretamente negli angoli più opportuni di queste opere d’arte. Sono le stesse acque che escono dai nasoni (le classiche fontanelle di Roma), tutte microbiologicamente controllate: vale la pena provarle un po’ tutte, per apprezzare la differenza della consistenza e del sapore … se si è intenditori!
Da sempre le fontane sono espressione di ricchezza, benessere, pulizia e salute, ma anche di gioia, di rinascita e di romanticismo. I giochi d’acqua, che al tramonto diventano giochi di luci e riflessi, e di notte vengono esaltati dall’illuminazione artificiale, nascono da conchiglie per posarsi su corpi sensuali, escono da labbra di puttini per bagnare animali mitologici, scrosciano lungo pareti marmoree per riempire vasche cristalline. Sono il filo conduttore delle passeggiate romane, colonna sonora e specchio di storia.