La mostra terminale dell’acquedotto dell’Acqua Paola, ripristinato nel 1610 da Papa Paolo V, è la fontana (chiamata anche “fontanone”) dell’Acqua Paola. Si trova in prossimità di Porta San Pancrazio, sulla sommità del Gianicolo, per intenderci.
Fu proprio questo Pontefice a dover per forza di cose affrontare un problema centrale dell’epoca, ossia lo scarso approvvigionamento di acqua dell’area destra del Tevere. Paolo V voleva anche poter disporre di una rilevante riserva d’acqua corrente per i giardini della sua residenza vaticana. I lavori vennero affidati a Giovanni Fontana che, a partire dal 1611, iniziò a realizzare l’importante opera, che avrebbe dovuto ripristinare l’antico acquedotto Traiano, in modo tale da permettere una buona autonomia idrica. C’è da dire che la mostra terminale del nuovo acquedotto riproduce molto da vicino il progetto della Fontana dell’Acqua Felice, detta pure Fontana del Mosè, realizzato sempre da Fontana.
Quella dell’Acqua Paola ha la metà inferiore occupata da archi, di cui i tre centrali più alti e larghi dei due laterali, leggermente arretrati, tutti però separati da colonne. La metà superiore del monumento è occupata da una grande iscrizione, realizzata per ricordare la realizzazione dell’acquedotto; il tutto sormontato da uno stemma pontificio.
L’opera è stata realizzata con l’utilizzo dei marmi prelevati dal Foro di Nerva (chiamato anche Foro Transitorio).
Un primo restauro avvenne nel 1859, mentre l’ultimo è quello risalente a pochi anni fa, nel 2004.