Pur rappresentando uno dei più mirabili esempi architettonici e scultorei del barocco romano, non è facile soffermarsi con attenzione sui particolari della Fontana del Moro, posizionata all’estremità meridionale di Piazza Navona. Infatti, l’incredibile cornice in cui si trova immerso il visitatore offre una sequenza continua di stupende attrazioni. Tra queste, i suggestivi terrazzini degli appartamenti che si affacciano sulla piazza, la chiesa di Sant’Agnese in Agone, gli spettacoli di artisti di strada citati dalle guide turistiche ed ormai diventati famosi a livello internazionale, ma soprattutto altre due famosissime realizzazioni monumentali, la Fontana dei Fiumi e la Fontana del Nettuno. Anche queste, come quella del Moro, sono alimentate dall’Acquedotto dell’Acqua Vergine (Aqua Virgo).
La fontana si sviluppa su una vasca in marmo rosa di Chio, opera di Giacomo Della Porta (1575) su commissione di Papa Gregorio XIII Boncompagni, mentre la statua del Moro fu realizzata da Giovanni Antonio Mari su progetto del suo maestro Gian Lorenzo Bernini (1653), cui l’incarico fu affidato da Olimpia Maidalchini, cognata ed amante di Papa Innocenzo X Pamphilj. Nell’opera iniziale del Della Porta la vasca poggiava su due gradini ed era circondata da una cancellata.
La denominazione è legata alla statua più grande, situata al centro della fontana, che ricorda le fattezze di un uomo di colore (il Moro appunto) in piedi su una conchiglia di grosse dimensioni e nell’atto di lottare contro un delfino, dalla bocca del quale sgorga l’acqua. In realtà rimangono dubbi sulla vera intenzione dello scultore; infatti, alcuni storici ritengono che la statua dovesse originariamente rappresentare la divinità Nettuno mentre altri ancora un tritone di imponenti dimensioni.
Alcuni esperti hanno addirittura associato la statua del Moro a quella del Pasquino, riscontrando in entrambe una torsione del busto molto simile. Inizialmente, sulla conchiglia, al posto del Moro c’erano due piccoli delfini attorcigliati, composizione che divenne celebre con il nome di “Lumaca” e non risultò troppo gradita a Donna Olimpia, che approvò invece l’opera scultorea definitiva. Probabilmente il gruppo marmoreo originario, anch’esso opera pregevole, aveva dimensioni troppo piccole e fu trasferito al Gianicolo nella villa del Bel Respiro, dove si trova tuttora.
Le altre statue decorative presenti attualmente, un delfino e quattro tritoni, sono copie ottocentesche realizzate da Luigi Amici. Gli originali, realizzati dagli scultori cinquecenteschi Taddeo Landini, Egidio Della Riviera, Giacobbe Silla Longhi e Simone Moschino per la fontana di Piazza del Popolo, non furono mai utilizzati e vennero spostati a Villa Borghese nel 1874 per consentire lo svolgimento di un restauro. Le statue restaurate dei tritoni sono oggi ad ornamento della fontana del laghetto di villa Borghese.
Una Fontana discreta quella del Moro, ma con particolari capaci di stupire il visitatore e catturarne la curiosità. Con la meravigliosa cornice di Piazza Navona, è senza dubbio uno dei capolavori barocchi incastonati nel centro storico della capitale.