Ultimamente mi è capitato spesso di attendere a lungo che il lentissimo tabellone degli ambulatori dell'ospedale S. Giovanni si decidesse ad illuminare il mio numero, permettendomi di pagare finalmente il ticket e passare allo step successivo. Consapevole dei tempi della burocrazia romana, che a volte sembra esistere proprio per concedere ai cittadini frettolosi qualche ora per avanzare di qualche capitolo nel romanzo altrimenti abbandonato sul comodino per mesi, le prime volte mi son munita di libro o quotidiano, ma qualche giorno fa sovrappensiero ho dimenticato i miei fedeli intrattenitori a casa. Avendo a disposizione un po' di tempo da ingannare, mi sono avventurata tra i vicoli del Celio, già assolati di prima mattina.
Scendendo per Via di San Giovanni in Laterano non riuscivo a distogliere lo sguardo dallo spicchio di Colosseo, che da questa prospettiva sembra incastonato tra le terrazze in fiore in fondo alla strada. Indecisa se fare due passi a Villa Celimontana o tornare a controllare che nessuno mi fosse passato avanti, ho optato fiduciosa per la seconda ipotesi, imboccando però questa volta la strada parallela, ignara dello spettacolo che mi attendeva.
Ho costeggiato svelta ed incuriosita l'alto muro medievale, fino a trovarmi nella piazzetta in cima al colle su cui affaccia il monastero dei Santi Quattro Coronati. Il nome del complesso risale certamente ad un martirio ordinato da Diocleziano, ma il dibattito sulla reale identità dei Quattro resta ancora aperto. Gli studiosi riscontrano infatti una consolidata confusione tra i nomi di quattro soldati romani e di cinque scultori cristiani, che avrebbero sollevato l'invidia di altri scalpellini e furono da essi consegnati alle istituzioni come sacrileghi.
Superato l'ingresso si entra in un primo cortile e si passa sotto la base del campanile, che sembra essere il più antico superstite a Roma, per accedere al secondo cortile, testimone oculare delle diverse modifiche che nel corso dei secoli sono state apportate alla chiesa originaria.
Fondata verso la fine del VI secolo utilizzando un'ampia sala appartenente ad un'antica residenza aristocratica, la basilica fu ampliata in età carolingia con due navate laterali ed all'esterno fu annesso un edificio abitato dal clero. Il complesso, già rinomato per la vicinanza all'allora ufficiale residenza dei papi, il Palazzo del Laterano, acquisì sotto Leone IV una rilevanza particolare, grazie alla varietà ed alla grandezza della sua architettura. In seguito all'incendio del 1084, appiccato dai soldati di Roberto il Guiscardo. Pasquale II si vide costretto a ridurre drasticamente le dimensioni della chiesa, trasformando la parte orientale della navata centrale in quello che è oggi il secondo cortile.
Le navate laterali furono invece inglobate negli edifici del monastero che, a partire dal IV secolo, divenne un rifugio per molti orfani romani, accolti ed accuditi dalle Monache Agostiniane. L'attività dell'orfanotrofio fu soppressa alla fine dell'800 e da allora il monastero è diviso tra le Agostiniane e le Piccole Sorelle dell'Agnello.
Spero che il velocissimo excursus abbia incuriosito tutti quei turisti che includono sempre nei loro giri una visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano, ma ricercano sempre qualcosa che esca fuori dalle solite guide. Ed anche tutti quei romani che, come me, potrebbero scoprire una piccola isola fortificata e disperdersi nel suggestivo canto delle suore che dall'abside si diffonde nei vicoli circostanti.
E magari chiedere poi alle stesse suore di entrare nel chiostro cosmatesco, la cui visita ho dovuto rimandare, perché richiamata alla realtà dal "numeretto" del turno, che naturalmente avevo perso.
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