"Figli di puttana, tirate! Gosmario, Alberello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo". Queste parole sono la più accreditata traduzione letteraria di una parte delle espressioni murali, riportate in una lingua intermedia fra il latino e il volgare, presenti nella Basilica di San Clemente a Roma.
La Basilica, che si trova nel rione Monti tra i colli Celio ed Esquilino è dedicata a papa Clemente I, da cui il nome. Della vita del Santo non si sa molto, secondo il più antico elenco dei vescovi di Roma, fu il terzo successore a San Pietro (92-101 AD), fu inoltre l'autore di una famosa lettera ai Corinti, scritta intorno al 96 a nome della Chiesa di Roma per metter fine ai disordini avvenuti nella Chiesa di Corinto.
Ma tornando all'edificio, questo è stato costruito nei primi anni del XII secolo da papa Pasquale II e presenta il classico modello delle basiliche romane con: un atrio, il coro cinto da un muro e gli amboni. Pasquale II seguì le linee di una chiesa più antica, ed utilizzò anche alcuni dei materiali lì reperiti. Il muro marmoreo dell'attuale coro, per esempio, risale a papa Giovanni II (533-535).
La basilica è una sovrapposizione di strutture ed epoche: alla base ci sono delle costruzioni del I secolo, al livello intermedio la basilica del IV secolo e al livello superiore la basilica del XII secolo.
La chiesa più antica, posta sotto l'edificio attuale, fu dissotterrata dal priore Joseph Mullooly nel 1858. Sotto le fondamenta furono rinvenute camere di epoca imperiale e muri del periodo repubblicano, si pensava che le camere inferiori appartenessero alla casa di papa Clemente I, queste comunicano con un Mitreo situato, al livello più basso, oltre l'abside della chiesa. Si immaginava che questa fosse una cappella cristiana dissacrata intenzionalmente dalle autorità durante l'ultima persecuzione. Altre versioni hanno indicato che le stanze potessero appartenere alla casa del console Tito Flavio Clemente, scambiata in seguito per l'abitazione del papa.
L'interno è diviso in tre navate con absidi. Sul soffitto vi è l'opera ad affresco "la Gloria di San Clemente" di Giuseppe Bartolomeo Chiari.
La basilica superiore è ricca di mosaici, fra cui il Trionfo della Croce, è possibile ammirare inoltre l'affresco del Cristo e la Vergine e gli Apostoli.
Anche la basilica inferiore è ricca di affreschi dove sono raffigurati alcuni miracoli attribuiti a san Clemente. In uno degli affreschi ad esempio è raccontata la leggenda del prefetto Sisinnio, il quale, infuriato a causa della conversione della moglie Teodora, la seguì con alcuni soldati. Sisinnio trovò la consorte ad assistere ad una messa celebrata da Clemente, ordinò il suo arresto, ma Dio non lo consentì accecando i soldati e Sisinnio per un breve periodo.
La facciata esterna della Basilica è stata invece realizzata tra il 1713 e il 1719 in stile barocco da Carlo Stefano Fontana.
Tornando a Sisinnio, nella cappella sotterranea della chiesa di San Clemente è rappresentato il prefetto nell'atto di ordinare ai suoi servi Gosmario, Alberello e Carboncello di legare e trascinare san Clemente che si era trasformato in una colonna di pietra. Le immagini, simili ad un fumetto, rappresentano un frammento della Passio Sancti Clementis e le parole di Sisinium di apertura sono seguite da quelle di risposta di San Clemente: "Duritiam cordis vestris, saxa trahere meruistis" ("A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare un sasso").
Nel 1645 Camillo Pamphili nipote di Innocenzo X, affidò la custodia della basilica ai Domenicani di San Sisto Vecchio (Roma), l'intera proprietà fu poi trasferita all'ordine Domenicano nel 1667.
Nel 1677, a cause della persecuzione religiosa in Irlanda, la basilica e il convento di San Clemente furono assegnati ai Domenicani Irlandesi, che ancor oggi gestiscono la basilica e continuano gli scavi iniziati nel 1857.