La chiesa di Sant’Angelo in Pescheria si trova nel rione Sant’Angelo, il più piccolo della Capitale ed è stata edificata nell’VIII secolo
Ma perché proprio un simile nome? Ciò è da mettere in relazione al fatto che nelle sue vicinanze vi era il mercato del pesce che si svolgeva nei presso del Portico d’Ottavia, un complesso monumentale costruito in epoca augustea.
Nel 752 il pontefice Stefano II decise di far traslare proprio qui le reliquie di Santa Sinforosa di Tivoli, di suo marito, santo pure lui, Getulio e dei suoi sette figli. Nel Seicento venne rinvenuto il sarcofago con questa specifica iscrizione: “Hic requiescunt corpora SS. Martyrum Simforosae, viri sui Zotici (Getulii) et Filiorum ejus a Stephano Papa translata.”
La chiesa di Sant’Angelo in Pescheria non possiede una facciata vera e proprio, ma solo un muro in mattoncini con al centro il portale in cui sono inglobate tre colonne corinzie del Portico d’Ottavia. L’interno consta di tre navate e vi è una cantoria lignea. La controfacciata della chiesa è decorata con dipinti a finto marmo.
La navata laterale destra è formata, come del resto quella sinistra, da tre campate. In una di queste campate troviamo l’altare di San Francesco Caracciolo, in un’altra quella di San Giuseppe, mentre sulla parete destra dell’ultima campata della navata della chiesa si trova l’affresco “Madonna col Bambino e Angeli”, opera del pittore Benozzo Gozzoli. Certamente di gran valore artistico è la cappella di Sant’Andrea (chiamata oggi, però, Cappella del Santissimo Sacramento). Al centro del pavimento di marmo troviamo un grande opus sectile (tecnica artistica che impiega marmi tagliati per realizzare pavimentazioni e decorazioni murarie ad intarsio), che simboleggia lo stemma dell’Università dei Pescivendoli. Il dipinto che è qui collocato sull’altare è opera di Giorgio Vasari e raffigura Sant’Andrea.