La chiesa di San Pantaleo si affaccia nella piazza omonima (nei pressi di corso Vittorio Emanuele II) situata nel rione Parione, in pieno centro storico della Capitale.
Non vi è certezza sul nome (la denominazione “Sancti Pantaleonis de Pretecarolis” risale al 1196): ci sono alcuni che ritengono che tale denominazione provenga da una famiglia chiamata dei Preta, a cui apparteneva un messer Carlo, che vi fu sepolto; per l’Armellini, invece, deriverebbe da un prete di nome Carlo che dovette legare per qualche motivo sconosciuto il suo nome alla chiesa stessa; secondo il Rendina il nome discende dal fatto che in prossimità vi era una delle pietre sulle quali si svolgeva il mercato delle derrate del pesce e un certo Carolus era un mercante che l’aveva in appalto.
Papa Onorio III consacrò questa chiesa nel 1216, dedicandola al martire Pantaleo, morto sotto Diocleziano. Nel ‘600 venne affidata a Giuseppe Calasanzio, il fondatore degli Scolopi, chiamati pure Chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie (divenuto santo un secolo dopo per volere di Clemente XIII), che decise di farne una curia generalizia. Tuttavia, la chiesa venne ricostruita fra il 1681 ed il 1689, su progetto dell’architetto Giovanni Antonio De Rossi. La facciata di San Pantaleo, realizzata dal celebre architetto ed orafo Giuseppe Valadier, risale però solo agli inizi del XIX secolo.
L’interno presenta una sola navata con volta a botte ed un’abside. Da notare come sotto l’altare maggiore vi sia collocato il corpo di san Giuseppe Calasanzio.