La Chiesa di Santa Maria dell’Orto si trova nel rione Trastevere e la zona su cui sorge è al centro di quelli che, fin dal 508 circa a.C. , furono i cosiddetti prata Mutia (chiamati pure campi di Muzio), ovvero i terreni su cui si era accampato Porsenna, il re degli Etruschi che, secondo una leggenda romana, assediò Roma ma che, per stima e rispetto verso Muzio Scevola ed Orazio Coclite (protagonisti di alcune leggende del tempo), decise di fermarsi dall’invaderla e saccheggiarla.
Le origini della chiesa sono, però, legate ad un miracolo avvenuto nel Quattrocento. Un contadino gravemente ammalato sarebbe, infatti, stato guarito dopo aver pregato un’immagine della Madonna rappresentata accanto al portale di accesso al suo orto. Da questo evento prese il via una vera e propria devozione popolare, tanto da portare all’edificazione di una chiesa. L’inizio della costruzione risale al XVI secolo e venne completata, per l’esattezza, nel 1567.
La facciata sarebbe da attribuirsi all’architetto Jacopo Barozzi da Vignola, uno dei più celebri esponenti del Manierismo, mentre ad occuparsi dell’interno dovrebbe essere stato uno degli allievi di Michelangelo, ossia Guidetto Guidetti.
Tutta la zona adiacente alla chiesa rimase, fino all’Ottocento, snodo importante per quanto riguarda il commercio, soprattutto per quanto riguarda lo scarico e smercio delle derrate alimentari.
Questa chiesa la possiamo ritrovare in alcuni celebri film, ad esempio in “Roma città aperta”, il capolavoro del 1945 di Roberto Rossellini e nell’opera di Pupi Avati “Il papà di Giovanna” (2008).