Ine del Wessex fu sovrano del Wessex, regno anglosassone, dal 688 al 726. Alla fine abdicò e si trasferì a Roma, dove decise di fondare la Schola saxonum, A questo sovrano va collegata l’edificazione della chiesa di Santo Spirito in Sassia.
Tale chiesa venne, infatti, progettata nel sito di questa Schola saxonum. Ine del Wessex volle far costruire un edificio dove poter ospitare i pellegrini provenienti dalla Sassonia. Nel 1527, tuttavia, le truppe dei lanzichenecchi saccheggiarono la città e la chiesa venne distrutta e si decise, nel 1545, di ricostruirla (i lavori terminarono nel 1545). Ad occuparsi di tutto ciò venne chiamato l’architetto fiorentino, Antonio da Sangallo il Giovane (vero nome Antonio Cordini). Vanno ricordati gli affreschi di Livio Agresti, risalenti al XVI e XVII secolo. Per l’esattezza, quelli presenti nella cappella Gonzaga, con il “Presepe”, la “Pietà,” la “Resurrezione” e le “Scene bibliche”, terminati nel 1557. Poi ci sono anche quelli del 1574, nella cappella della Trinità con il “Gesù risana lo storpio”, “Gesù risana il cieco “ e altre “Scene bibliche”, e, nella volta, con la “Visitazione”, “L’Annunciazione” e “L’Incoronazione di Maria”, nonché con la pala dell’Assunzione nell’altare. Vicino alla chiesa sorgeva pure un arcispedale, che aveva la funzione di ospitare i pellegrini sassoni, oppure dei bimbi abbandonati. Nel 1605 il Pontefice Paolo V, fondò la Banca del Santo Spirito, sempre presso l’arcispedale. In tempi recenti divenne di proprietà dell’IRI e, successivamente, della Banca di Roma.