La Cloaca Massima, ai tempi dell’antica Roma, era una delle più importanti condotte fognarie. Venne realizzata nel VI secolo a.C. e si può considerare tranquillamente una delle più rilevanti opere urbanistiche. In prossimità proprio della piazzetta della Cloaca Massima, sorge la chiesa di San Giorgio in Velabro.
Le sue origini sono un po’ oscure, ma si tende a far risalire l’edificazione al VI secolo. Successivamente il Pontefice Leone II decise di restaurarla, unendovi pure il culto di San Sebastiano. Fu però Papa Zaccaria ad associare la chiesa a San Giorgio, che decise anche di trasferire, proprio in questa chiesa, le reliquie del santo. Dopo un periodo di degrado, ci pensò Papa Gregorio IV ad avviare i lavori di restauro, facendo aggiungere un portico ed alcuni mosaici che, nel tempo, sono comunque scomparsi. Nel 1298 il Pontefice Bonifacio VIII, con la collaborazione del cardinale Giacomo Stefaneschi, ordinò di far dipingere l’abside e di lavorare ad ulteriori decorazioni. L’ultimo grande restauro avvenne nel 1819, quando Papa Pio VII decise di concedere tale chiesa alla Pia Unione dei Fanciulli, diretta da monsignor Satolli, che ordinò ulteriori lavori.
Appurata la denominazione di San Giorgio, rimane da comprendere perché sia stato aggiunto il termine “Velabro”. Ciò, infatti, è da mettere in relazione al territorio paludoso dove venne edificata questa chiesa. I romani, infatti, chiamarono quella località “velabrum”.
L’abside presenta un affresco, inizialmente attribuito a Giotto, ma poi assegnato a Pietro Cavallini, che raffigura Cristo fra San Sebastiano e San Giorgio.
La chiesa officia una messa particolare, il 23 aprile, in onore di San Giorgio.