La chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella in via Appia Pignatelli, si è trovata per tanto tempo all’interno di una proprietà privata e, spesso, risultava essere inaccessibile ai visitatori. Un peccato, perché tale chiesa possiede, certamente, un valore ben definito, in quanto conserva un ciclo pittorico che risale al periodo dell’arte romana del IX secolo. Inoltre, la si può considerare pure un tempio, che è giunto fino a noi, proprio grazie alla sua trasformazione in una chiesa.
L’edificio romano è anche oggi visibile, ad eccezione dei gradini esterni, che risultano essere adesso interrati. Alcuni affreschi risalgono all’XI secolo, tuttavia sono stati fortemente rimaneggiati all’epoca del cardinale Francesco Barberini, ossia XVII secolo. Gli affreschi sono costituiti da 34 pannelli, che raffigurano vicende della vita di Sant’Urbano, di Santa Cecilia, di altri santi e del Cristo. Resta oggi il riquadro degli stucchi che, un tempo, ornavano il tetto. Questo riquadro rappresenta l’apoteosi di Annia Regilla, aristocratica romana uccisa, nel 160, da un liberto per ordine, forse, di Erode Attico.
Nella cripta, invece, vi sono resti di affreschi che simboleggiano la Madonna col bambino, assieme a San’Urbano e San Giovanni.
Nel 2002, però, le cose sono cambiate, perché il Comune di Roma ha deciso di acquistare l’edificio, per poi darlo in gestione alla diocesi, che ha voluto riaprirlo, finalmente, al pubblico. Dal 2005 è chiesa rettoria di San Sebastiano fuori le mura.