Sono parecchie le chiese di Roma ad avere origini molto antiche. Una di queste è la Basilica di Santa Prassede, situata nel rione Monti, vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Origini molto antiche, dunque. Occorre risalire, infatti, al martirio di Prassede e della sua famiglia. I loro corpi vennero sepolti presso le catacombe di Priscilla sulla via Salaria. Una lapide risalente al 491 attesta l’esistenza di un “titulus Praxedis”. Ovvio il riferimento alla giovane martire cristiana. Papa Adriano I modificò quasi interamente questo “titulus Praxedis”, mentre la Basilica attuale risale al rifacimento operato da altro pontefice, ossia Pasquale I che, nell’871, volle edificare praticamente una nuova chiesa al posto di quella precedente. Altri interventi seguirono nel corso degli anni, com’è facile prevedere.
La Basilica è costituita di tre navate formate da colonne e pilastri. In risalto i mosaici del IX secolo voluti da Pasquale I, che si possono osservare sul catino absidale. E’ possibile suddividere in due parti questo catino absidale. In quella superiore c’è un Cristo con l’aureola dorata con croce di colore azzurro. Sopra vi è la mano di Dio che impone la corona solenne. Vicino al Cristo c’è Prassede, Prudenziana, Papa Pasquale I e san Pietro. Nella parte inferiore troviamo, invece, 13 agnelli con al centro il Cristo, ossia l’agnello pasquale. Vi sono poi sei agnelli per lato, che rappresentano gli apostoli. L’arco absidale rimanda all’Apocalisse di Giovanni, stesso discorso per quello frontale. Vi sono all’interno numerose cappelle, come quella intitolata al cardinale Coëtivy (titolare della Basilica dal 1448 al 1474), la cappella del Crocifisso (XIII secolo) e la Cappella Cesi, voluta proprio dal barone Federico Cesi.