La chiesa di Santa Maria in Monterone, la cui edificazione risale al finire del Seicento, si trova nell’omonima via nell’ottavo Rione di Roma, Sant’Eustachio.
C’è da dire subito che non si hanno notizie certe riguardo alle origini di tale chiesa, tuttavia alcuni studiosi affermano che sia sorta sulle rovine di un tempio pagano del I secolo a.C., oppure altri ancora sono concordi che sia stata edificata sull’area di un complesso termale, le cosiddette Terme di Agrippa.
La chiesa di Santa Maria in Monterone viene, invece, menzionata la prima volta in una bolla di Papa Urbano III del 1186. Qui compare, infatti, tra le filiali della Basilica di San Lorenzo in Damaso.
Per avere notizie più definite occorre, però, attendere il pontificato di Innocenzo XI, quando venne deciso, nel 1682, di riedificarla completamente.
Perché una simile denominazione? Il nome sembrerebbe discendere dalla famiglia Monteroni di Siena, che fondò la chiesa assieme ad un ospizio per i pellegrini senesi.
L’edificio ha una facciata piuttosto semplice, mentre l’interno è a tre navata con otto colonne, di spoglio, con capitelli ionici, su cui poggiano arcate (testimonianza, questa, dell’originaria chiesa medievale, mentre per il resto l’aspetto della chiesa risale al periodo della sua ricostruzione).
Alla parete sinistra del presbiterio, ed a fianco dell’altare maggiore, notiamo il monumento funebre del cardinale, ed arcivescovo di Genova, Stefano Durazzo.
Infine, proprio vicino alla chiesa vi è un convento (su via dei Redentoristi), ora gestito dalla Congregazione del Santissimo Redentore, la cui facciata è un bell’esempio di stile barocchetto romano settecentesco.