La chiesa di San Salvatore in Lauro si trova nel rione Ponte, che si chiama così per la presenza di ponte sant’Angelo che, tuttavia, per volere di Papa Sisto V, è stato inglobato nel rione Borgo.
Una particolarità di San Salvatore in Lauro è che risulta essere la chiesa nazionale dei marchigiani residenti a Roma. Perché, però, il nome Lauro? Una traduzione afferma che, nei pressi dell’edificio, esistevano molti lauri, ovvero delle piante aromatiche.
La chiesa originale, costruita per volere del pontefice Sisto V nel 1587, andò distrutta a causa di un incendio (questo nel 1591). Successivamente, nel 1668 il complesso divenne di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni, fra le più antiche istituzioni marchigiane.
La chiesa è oggi visibile nella versione tardo-cinquecentesca, dovuta in gran parte all’opera dell’architetto Ottaviano Nonni detto Mascherino. La facciata, invece, è stata realizzata da Camillo Guglielmetti, mentre sul tetto, seguendo l’iconografia classica, è assisa la Madonna con il Bambino (vi è il riferimento all’iscrizione sul fregio al di sotto del frontone: “Mariae Lauretanae Piceni Patronae”).
Numerose opere d’arte si possono apprezzare nelle cappelle, ad esempio quelle di Camillo Rusconi e François Duquesnoy. Nel refettorio, infine, troviamo la tomba di Papa Eugenio IV, il monumento funebre di Maddalena Orsini (attribuito a Giovanni Dalmata), oltre che affreschi realizzati da Francesco Salviati.