Via Giulia, oltre ad essere uno dei luoghi più romantici di Roma stretta com’è tra il Tevere e Campo de’ Fiori, è anche una strada con una storia lunga e, spesso, tormentata, fatta di grandi progetti e ripensamenti improvvisi, di utopiche visioni e lavori architettonici incoerenti.
I papi e i signori della Roma rinascimentale, seicentesca e settecentesca hanno voluto lasciare con un tocco più o meno artistico la loro impronta in questa bellissima via, che si allunga tra Ponte Sisto e Ponte Vittorio Emanuele II.
La storia di via Giulia comincia nel 1508, sotto il pontificato di Giulio II Della Rovere che, desideroso di riempire le borse pontificie con una riforma monetaria e fiscale, prepara un piano di modernizzazione delle strutture organizzative della città.
A questo progetto affianca un piano urbanistico di Roma in cui rientra appunto via Giulia, che deve essere, secondo il pontefice, un asse di collegamento tra le diverse parti della città al fine di facilitare i servizi relativi al trasporto sul Tevere ma non solo: deve anche diventare il centro delle attività finanziarie che si svolgono nella vicina zona dei Banchi.
Inoltre Giulio II affida al Bramante il progetto della costruzione di un enorme palazzo, che deve essere il centro della vita amministrativa cittadina, dove riunire le corti giudiziarie e tutti i notai, in cui deve essere inglobata la chiesa di San Biagio, detta della Pagnotta: diventerà il palazzo dei Tribunali.
Il progetto di questo magnifico palazzo purtroppo viene interrotto poco dopo il suo inizio, nel 1511, e nel 1513, alla morte del papa, via Giulia è appena tracciata ma assai lontana dall’essere conclusa.
Con i papi successivi la fortuna della strada non è migliore: anche se i lavori continuano e anche le strade limitrofe vengono sistemate, la strada si popola di case con giardino nel perfetto stile rinascimentale, senza rispettare in minima parte il grandioso progetto di partenza. Molti enti religiosi costruiscono qui la loro sede e le chiese diventano numerose: oltre a San Biagio vengono costruite San Giovanni dei Fiorentini, San Nicola, Santa Lucia e Santa Caterina da Siena. San Giovanni diventa vero e proprio simbolo dell’unione tra Roma e Firenze e, perciò, parrocchia dei fiorentini residenti a Roma.
Per questa unione simbolica anche Raffaello Sanzio acquista qui un terreno e dà mandato di costruire due edifici. Ma ancora una volta la sfortuna perseguita la via quando l’artista muore prematuramente.
C’è però la potente famiglia Farnese che decide di affidare prima ad Antonio da Sangallo poi a Michelangelo la costruzione di un magnifico palazzo con le spalle al Tevere, e perciò su via Giulia, e la facciata su una magnifica piazza comunicante con Campo de’ Fiori. Dal retro di questo palazzo parte un arco-ponte che attraversa la via per unire la residenza ai “camerini farnesiani”. Quest’opera invoglia altre ricche famiglie a costruire le loro residenze nei dintorni, ma, secondo l’esempio dei Farnese, sempre con le spalle a via Giulia. La strada diventa perciò un luogo equivoco e mal frequentato di prostitute e ladri, ma anche utilizzato da mercanti e artigiani.
Come conseguenza Sisto V fa costruire l’Ospedale dei Mendicanti proprio ad un estremo della strada e chiude così la visuale prospettica sul Tevere, mentre papa Innocenzo fa costruire le Carceri Nuove, opere che servono a riabilitare la strada, a definirla meglio architettonicamente e, soprattutto, a pulirla da un punto di vista etico e civile. Vengono poi costruite con lo stesso intento altre due chiese, Sant’Anna dei Bresciani, demolita poi nel XIX secolo, e Santa Maria del Suffragio. Ancora viene ampliato il palazzo Falconieri per opera del Borromini e collegato alla spettacolare chiesa dell’Orazione e Morte. Insomma la strada viene completata e riabilitata nel giro della prima metà del XVII secolo, anche se non ha comunque nulla a che vedere con la struttura organica e coerente che voleva Giulio II, né con il significato che doveva assumere secondo il progetto iniziale.
Anzi diventa un luogo ideale per spettacoli, eventi ludici e sfilate. Durante i giorni di festa viene addobbato l’arco dei Farnese o, in estate, allagata parte della strada con l’acqua della Fontana del Mascherone, nel lato sud della via. Questa stessa fontana durante il secolo successivo viene utilizzata per buttare vino durante avvenimenti eccezionali, come avviene per l’elezione del Gran Maestro dell’Ordine di Malta.
Nonostante ulteriori interventi architettonici e strutturali, nel XIX secolo la decadenza di via Giulia è inesorabile e raggiunge il suo culmine con l’avvento di Roma capitale. Iniziano le demolizioni di alcune sue parti con conseguenti mutamenti della vista prospettica. Viene tracciato Corso Vittorio Emanuele convergente alla strada e costruiti i muraglioni che si affacciano sul fiume e che la separano dal Tevere, che segnano la fine delle ville poste tra la via e il corso d’acqua, nonché del cortile di palazzo Falconieri, distrutti e sostituiti con elementi più funzionali allo scopo.
Questa tortuosa storia, lunga più di quattro secoli, si conclude in epoca fascista, con gli sventramenti fatti tra le Carceri Nuove e la chiesa di Santo Spirito, e la creazione di una zona anonima davanti a ponte Mazzini, che ha denaturato il tessuto connettivo delle opere architettoniche della pur sempre bella via Giulia.