Oggi, al mercato di Porta Portese, si respira ancora la vivida aria di aggregazione sociale quale divertente e piacevole consuetudine domenicale dei romani e dei turisti; mentre, le pellicole dei vecchi film insieme alle note canticchiate da Baglioni si rivestono di altre realtà e di altri costumi. Il “jet lag” dell’odierno viaggio tra bancarelle e mercanzie si avvalora, infatti, della presenza dei cinesi che vendono soprattutto pezzi di abbigliamento; dei russi che presenziano il mercato con le loro macchine fotografiche, i binocoli, i soldatini e i merletti; degli indiani e dei turchi che in fila su lenzuoli stesi per terra espongono i loro argenti e poi dei venditori nigeriani, che in piedi e in mezzo al mercato calzano lungo le loro braccia borse e borselli. Il quotidiano domenicale di questa umanità dalle origini e dalla cultura tanto variegata, con il tempo, si è intrecciata evolvendosi e riscattandosi, al pari della vecchia che “sta qui da quarant’ anni o forse più”, con il vissuto domenicale dei venditori italiani, divenendo così l’altra faccia della stessa medaglia. E di fronte all’occasione a buon prezzo, oggi come ieri, romani e turisti, continuano a sgomitare rimodellandosi al vento dei cambiamenti. Il mercato più famoso della capitale, quello che ha visto i suoi natali germogliare all’ombra di una città occupata dai soldati tedeschi, quando il cibo si barattava con le medicine, oggi risplende di quella luce e di quel colore che incarnano l’essenza stessa di una domenica trascorsa tra i vicoli trasteverini in compagnia anche di altre lingue, di altri usi e di altri costumi che hanno trovato, nel commercio più svariato e a volte bizzarro, comunione di interessi con il popolo dei venditori italiani. Magari è stata solo “colpa” della crisi economica la ridistribuzione delle carte sul tavolo da gioco o è stato il processo di globalizzazione che ha tinto di altri colori il mercato di Porta Portese oppure il cambiamento si ascrive all’interno di quei ricorsi storici dove tutto si trasforma quale logica naturale delle cose. Fatto sta che di cose ne sono cambiate veramente tante a Porta Portese: il passato ha lasciato il testimone al presente e si è coniato su altre nazionalità di venditori quali complementi a una realtà pre-esistente e dalla quale non si ha estromissione ma “quieto vivere”; la varietà, in termini quantitativi e qualitativi, della mercanzia esposta sui banchi rende dinamicamente pittoresca l’area del mercato; e la capacità, non ultima, da parte degli acquirenti di saper discernere la consistenza dei loro acquisti, contrattandone il prezzo fin quasi a perdere il fiato, come facevano tutti qualche decennio fa, perpetua l’originale e tipico vocio che il mercato ridesta, da oltre cinque decenni, alle 6:00 di ogni domenica mattina.
Scritto da AM