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Coppedè al tramonto: mistero e fascino!

Arco_coppedC3A8Per chi non l’avesse mai vista il consiglio è di andare a visitarla: è la perla nel cuore di Roma, è il quartiere Coppedé. Con il suo imponente lampadario in ferro, pendente dall’arco che fa intravedere piazza Mincio da via Tagliamento, da il benvenuto a chi ancora non conosce questo scorcio di area urbana tra  Corso Trieste e Viale Regina Margherita. 

E’ proprio una chicca la piccola area urbana che si trova tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Un quartiere, se così vogliamo definirlo, alquanto incompleto (a causa della morte del suo artefice, progettista e architetto Gino Coppedé durante i lavori di realizzazione della zona).

461px-Portone_del_Palazzo_del_ragno_-_coppedC3A8Composto solo da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici, si è tutto sviluppato intorno alla ‘Fontana delle Rane’, a piazza Mincio, opera magna del suo ideatore.

Nato nel 1866 a Firenze, fu definito da qualcuno il sognatore di fine secolo. Così il giovane fiorentino Gino Coppedé, cresciuto tra gli intarsi della bottega di ebanisteria e decorazione del padre, divenne un ottimo architetto, e grande conoscitore degli stili decorativi più ‘trendy’ dell’Europa di inizio secolo. Era il 1900. Liberty e Art Déco, ed in particolare Medio Evo, Manierismo e Barocco romano influenzarono ampiamente la sua arte e il fascinoso e fantastico progetto di questa area.

E proprio l’atmosfera di ‘primo Novecento’ si respira tra queste seminascoste strade romane, commissionate al giovane architetto fiorentino insieme alla costruzione di un nuovo quartiere, da parte dei finanzieri Cerruti della Società Anonima Edilizia Moderna. Fantasia e scultura si scorgono facilmente in ogni angolo di Via Rubicone, Via Brenta e le piccole vie che si dipartono dal nucleo centrale sovrastato dal maestoso lampadario in ferro battuto….. che illumina la notte delle streghe?

Infatti, il primo che si illumina e si scorge è il ‘Villino delle Fate’ , quasi spettrale con le sue torrette e forse tra i più noti e chiacchierati edifici. Il villino è stato recentemente ristrutturato e ha cambiato più volte proprietario e, rievoca in primis la magia neogotica del luogo. Come se fossimo in una fiaba ci appaiono torri medievali, finestre manieriste, stemmi barocchi, elementi Liberty e Decò.

Ispiratore di registi già dall’inzio, questo quartiere è cinematografia. Il portone di piazza Mincio 2, costruito nel 1926, tra le ultime, se non l’ultima, costruzione di mano del Coppedè che morì poco dopo, sembra sia copiato fedelmente dal film ‘Cabiria’ di Giovanni Pastrone, del 1914. L’arco che sormonta l’ingresso del palazzo è infatti una fedele riproduzione di una delle sue scenografie. 461px-Palazzo_quartiere_coppedC3A8

La magia e gli spettri che il posto evoca hanno successivamente ispirato ben più di una pellicola!

In particolare il mago dell’horror romano, il regista Dario Argento, vi ha girato due tra i suoi più famosi film. Questa è stata la location di ‘Inferno’ nel 1980 e prima ancora de ‘L’uccello dalle piume di cristallo’. Famosissimi film che hanno visto recitare grandi attori romani quali Eleonora Giorgi, Alida Valli, Leopoldo Mastelloni e Gabriele Lavia nel primo. Invece nel secondo (che a tutti gli effetti è il primo in quanto del 1970) Enrico Maria Salerno, Tony Musante, Suzy Kendall, Umberto Raho recitano sulla colonna sonora di Ennio Morricone.

Ed all’alone di mistero che circonda il Coppedè si riconducono le voci che portano allo strano suicidio nel 1927di Gino Coppedè, solo cinquantenne all’epoca e che lascia incompiuta la sua opera di architetto affermato! Un’aurea satanica maledetta su questi suoi lavori, capolavori di eccentricità?

(foto tratte da Wikipedia)

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