È una cosa che alla capitale riesce molto bene, quella di prendere un quartiere in decadenza e restaurarlo in maniera da farlo diventare un gioiello urbanistico ed un vanto per i suoi abitanti. Negli ultimi 10-15 anni è successo in diverse ex-borgate, per esempio San Lorenzo, ma anche la Garbatella e poi il Pigneto. La metamorfosi di quest’ultimo è stata forse il risultato più inatteso, probabilmente per la collocazione periferica e la innegabile semplicità urbanistica del quartiere. Indipendentemente dai motivi per cui questo sia avvenuto e continui ad avvenire, che siano questi legati alla necessità di ambientare una fiction come “I Cesaroni” o alla volontà di rendere appetibili gli edifici di una zona della capitale altrimenti fatiscente, l’esito è stato stupefacente ed ha rivalutato enormemente una zona di Roma cui sono legati importanti avvenimenti e personaggi storici.
Tra questi Pier Paolo Pasolini, che in via Fanfulla da Lodi girò negli anni ’50 buona parte del film “Accattone”, ispirato alla realtà degradata ma estremamente poetica del quartiere, ed Enrico Necci, fondatore del celeberrimo Bar Necci 1924 nel quale cantò anche Claudio Villa e che negli anni ’60 diventò la sede sociale di una mitica squadra ciclistica, che formò campioni indimenticabili come Adorni e Faggin. Recentemente devastato da un rogo di matrice probabilmente dolosa, il Bar Necci ha riaperto i battenti da circa un anno, diventando la location cinematografica del film “Questione di cuore” di Francesca Archibugi.
Tornando indietro con la memoria, come non ricordare che negli scorci di semplicità e vita vissuta del quartiere, in una delle tante zone della periferia romana che Pasolini aveva chiamato “la corona di spine che cinge la città di Dio”, furono girate scene ormai celeberrime di capolavori del Neorealismo come per esempio “Roma città aperta”, “Bellissima” e “Audace colpo dei soliti ignoti”. Una vocazione cinematografica che il Pigneto si portava addosso naturalmente, per il solo fatto di ospitare persone semplici come operai e tranvieri, bottegai ed artigiani.
Il Pigneto è ormai divenuto un luogo di fermento culturale e sociale, un punto di ritrovo fisso per moltissimi giovani. Soprattutto durante le calde notti d’estate, i tavolini all’aperto dei locali che si aprono sulle sue vie sono l’ideale per trascorrere una serata fresca in compagnia di un ambiente amichevole e poco impegnativo economicamente. Ma anche nelle vie limitrofe, apparentemente fatiscenti e straccione, sono spuntati locali che attirano ogni sera aperitivi movimentati e rappresentazioni artistiche. In verità negli ultimi tempi tutta la zona ha acquisito un non so che di chic, mostrando anche il suo lato culturale con cineteche e circoli artistici. Ma passeggiando lentamente nelle vie più nascoste ed alzando un po’ lo sguardo ecco comparire vecchie insegne, alcune delle quali effigi ancora reali di negozietti che rischiano di sparire da un giorno all’altro. Come per esempio l’enoteca storica “Vini e oli” oppure la tradizionale bottega “pasta fresca”, locali che riportano alla memoria anni recenti, quando il quartiere era ancora veramente popolare.
L’arteria principale del quartiere è via del Pigneto, un lungo serpentone che si snoda da poco distante Porta Maggiore fino alla metà circa di via dell’Acqua Bullicante, attraversando la circonvallazione che sovrasta la ferrovia. Nella panoramica non esaustiva dei locali che più attirano i giovani per trascorrere una serata o semplicemente consumare un aperitivo c’è “Hobo Artclub” (hoboartclub.wordpress.com), in via Ascoli Piceno n.3, un locale che rientra nella tipologia dei “concept-space”. Oltre ad ospitare sovente mostre e concerti, all’Hobo Artclub non manca un sapiente accostamento all’arte del mangiare e bere, con un menu bio che non lascia insoddisfatti nemmeno i palati più difficili ed una fornita lista con parecchi ottimi vini. Sempre nel genere ristorante-enoteca rientra “L’Infernotto”, in via del Pigneto n.31 (www.infernotto.net – 06.70304040), dove è possibile rilassarsi ascoltando buona musica e scambiando opinioni sugli argomenti più disparati con gli avventori del locale. Su via Perugia, al civico n.4, c’è “Lo Yeti” (www.loyeti.org – 06.7025633), una cooperativa integrata che ha creato un ambiente accogliente dove riposare l’anima e ritrovare lo spirito. Due locali arredati con gusto, uno spazio librario ed una sala caffè, che invitano alla comoda e tranquilla lettura di un libro, lontano dalle caotiche vie della capitale. Si aggiungono al novero dei posti da aperitivo/cena “Pigneto 41” (via del Pigneto n.41 – 06.70399483) e “Primo al Pigneto” (via del Pigneto n.46 – 06.7013827), dove preparano i tipici pinchos, una sorta di tapas della regione basca. Ed infine, non posso dimenticare lo storico “Circolo degli Artisti” (via Casilina Vecchia n.42 – 06.70305684), diventato ormai famoso per l’organizzazione di eventi tra i più vari, dai concerti ai mercatini, ad un semplice aperitivo estivo sotto la veranda recentemente recuperata in maniera azzeccatissima.
Oggi il Pigneto è uno dei tanti quartieri-paese della capitale, un micromondo nel quale perdersi senza una meta precisa, semplicemente fermandosi a guardare dentro le poche botteghe ancora originali e lo sguardo interrogativo di chi vive qui da sempre ed osserva la varia umanità che popola il quartiere ogni sera. Girando nei dintorni, ai circoli culturali si affiancano i ristoranti e le enoteche, quegli stessi posti dove fino a pochi anni fa le tradizioni romanesche vivevano con le tagliatelle fatte in casa o con la romanella versata in un bicchiere di quelli opachi. Ora gli anziani, che se solo interrogati racconterebbero volentieri veri e propri pezzi di storia, guardano malinconicamente le luci soffuse dei locali alla moda, ma probabilmente ritrovando il buon umore quando un gruppo di ragazzi si scatena su via del Pigneto all’incalzante ritmo della pizzica salentina o con le note del romantico e struggente tango argentino.