In tutte le città italiane di una certa dimensione c’è una strada su cui si affacciano negozi alla moda e locali famosi, una strada lungo la quale i ragazzi si incontrano per lo struscio. Qualunque sia il suo nome, percorrendola si percepisce chiaramente che si tratta di un’arteria vitale della città. A Roma questa strada si chiama via del Corso (o semplicemente Corso) e rappresenta il rebbio centrale del cosiddetto Tridente, un’imponente opera urbanistica risalente al periodo compreso tra XV e XVII secolo. Il Tridente fu realizzato per smistare su tre strade diverse il traffico diretto da Porta del Popolo, allora la principale porta di Roma, verso le basiliche più importanti: via di Ripetta, nella direzione di San Pietro e Ponte Sant’Angelo, via del Babuino, verso Santa Maria Maggiore e, appunto, via del Corso, che arrivava al Palazzo Pontificio situato a Piazza Venezia e proseguiva poi per San Giovanni in Laterano.
Durante il periodo medioevale, il tracciato originario era situato ad una quota inferiore a quella odierna, ed era per questo soggetto alle periodiche esondazioni del Tevere. Successivamente, al fine di evitare tali eventi disastrosi, fu costruita una nuova strada, più elevata rispetto alla precedente, che seguiva un itinerario che si snodava grossomodo lungo le attuali vie di Sant’Eufemia e delle Tre Cannelle, piazza Santi Apostoli, piazza dell’Oratorio, piazza San Silvestro e via del Gambero, riallacciandosi infine sulla vecchia via Flaminia nei pressi della chiesa di San Lorenzo in Lucina.
Il nome via del Corso fu attribuito nel 1467 da Papa Paolo II, che volle un tracciato rettilineo per potervi tenere le corse dei cavalli arabi in occasione del carnevale, fino ad allora svolte al Monte Testaccio. Tali corse (da qui il nome Corso), che si svolgevano nel tratto compreso tra Piazza Venezia ed Arco di Portogallo (che si trovava all’altezza di via della Vite), ebbero luogo fino al 1883, anno in cui furono abolite in seguito ad un incidente mortale. La storia recente della via risale agli inizi del secolo scorso, quando nel 1900 i Savoia la chiamarono Corso Umberto I per omaggiare l’omonimo Re, assassinato quell’anno. All’avvento della Repubblica, la strada riprese il suo nome originario, dopo essere stata denominata Corso del Popolo per qualche anno.
Con una lunghezza superiore al chilometro e mezzo, il Corso unisce due delle piazze più famose della capitale, piazza del Popolo e piazza Venezia, attraversando il centro della capitale come una spada. Guardando verso il Corso da una delle due piazze, si ha l’impressione di mirare dentro un cannocchiale, osservando l’altra piazza come se questa fosse una miniatura.
Osservando la pianta di Roma dall’alto, si intuisce facilmente che piazza del Popolo costituisce lo snodo che separa via del Corso, una volta chiamata via Lata, dalla via Flaminia, che ne costituisce a tutti gli effetti la prosecuzione nel suo tratto extraurbano.
Dal punto di vista della raggiungibilità, via del Corso è servita da numerose linee di autobus, ma è la metropolitana la soluzione più efficiente, in quanto le due fermate Flaminio e Spagna della linea A (rossa) costituiscono un comodissimo punto di approdo per l’inizio della passeggiata.
Percorrendo a piedi il Corso si incontrano numerosi palazzi risalenti al Rinascimento ed al Settecento, osservandoli con la soddisfazione che solo una lenta passeggiata può dare. Palazzo Bonaparte, Palazzo Salviati, Palazzo Odescalchi. E ancora la Galleria Doria Pamphili, Palazzo del Collegio Romano, Palazzo Chigi e Palazzo Montecitorio, sedi rispettivamente del Governo e del Parlamento. Su entrambi i lati di questa storica via, si aprono vie e piazze che conducono ad alcuni dei luoghi più noti di Roma: via Margutta, piazza di Spagna, fontana di Trevi, piazza Colonna, il Pantheon.
Non mancano inoltre le chiese, lungo la via o nelle sue immediate adiacenze: Sant’Ignazio da Loyola, Santi Ambrogio e Carlo al Corso, San Lorenzo in Lucina. Ed alcuni edifici storici: quello della Rinascente, risalente al 1885, e la Galleria Colonna (ora Alberto Sordi), edificata nel 1914.
Durante questo viaggio attraverso i capolavori storico-artistici della capitale, è possibile di tanto in tanto soffermarsi per sbirciare nei negozi di vestiti, gioielli, souvenir. Per chi ama lo shopping, via del Corso è un appuntamento irrinunciabile, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento. Il gentil sesso può sbizzarrirsi con firme per ogni gusto e tendenza. Per fare solo qualche esempio: Class (civico 293) a due passi da piazza Venezia, Ethic (civico 85) adiacente a piazza Augusto imperatore, Sandro Ferrone (civico 151), Sisley (415) e Luisa Spagnoli (154) nei pressi di piazza san Lorenzo in Lucina, Zara (138) tra via dei Condotti e via Borgognona.
Per l’uomo campeggiano nomi altrettanto altisonanti: David Saddler (civico 104) nei pressi di piazza Augusto Imperatore, Fellini (29) e Nuvolari (502) vicini a piazza del Popolo, Stefanel (123) poco distante da via Condotti.
Chi è invece alla ricerca di capi sportivi può trovare soddisfazione tra numerose firme: Adidas (475) a poca distanza da piazza Augusto Imperatore, Footlocker (39) vicino piazza del Popolo e ancora Lacoste (61), Murphy&Nye (25), Nike (478), Puma (403).
C’è anche abbigliamento di tendenza: Diesel (civico 186), Energie (179), Miss Sixty (511) e molto altro: Frette (in piazza di Spagna, poco dopo girato l’angolo di via del Babuino), marchio leader nel settore della biancheria di lusso, Tezenis (civico 148), abbigliamento intimo giovanile, Segue (377), borse, valigie ed accessori, Feltrinelli (dentro la Galleria Alberto Sordi), Mondadori (civico 472) e Disney Store (165).
Quello di via del Corso è un itinerario che suscita in molti adulti il ricordo dell’adolescenza e dei primi pomeriggi in giro da soli per Roma. Due, tre, quattro volte avanti e indietro, sbirciando le ragazze piuttosto che i negozi, sedendo a chiacchierare sulle scalinate delle chiese o di Trinità dei Monti, aspettando il primo spettacolo pomeridiano davanti al cinema Metropolitan. Bei tempi erano quelli, quando camminando spensierati quasi tutto scorreva ai lati senza porvi attenzione. Bei tempi sono questi, perché via del Corso ha aspettato che crescessimo, mantenendo pressoché intatte per noi le sue meraviglie architettoniche e le sue attrazioni modaiole.