È il 1960 e tocca alla capitale aprire il sipario sul palcoscenico della XVII Olimpiade. Precedentemente, nel 1908 Roma aveva rinunciato all'incarico lasciando a Londra l'onore dell'organizzazione; due anni prima, l'eruzione del Vesuvio aveva causato ingenti danni e si era infine deciso di investire forze ed economia sulla priorità della ricostruzione. Ma questa volta ci siamo davvero! Mesi di caotico fervore ed alacre fermento precedono il 25 agosto, giorno dell'inaugurazione ufficiale, rivitalizzando l'economia della capitale e alimentando l'indotto di un evento di tale eccezionale portata. Il comitato organizzatore identifica nella zona sotto la collina dei Parioli l'area dove edificare le strutture che avrebbero ospitato atleti, allenatori e sparring partner. Centinaia di personaggi, la cui fama più o mena nota avrebbe reso Roma collettore di migliaia di turisti e visitatori, che avranno l'irripetibile occasione di unire alla visita di una delle città più belle del mondo, la partecipazione "bandiera in mano" alle giornate olimpiche.
Ed ecco sorgere allora il Villaggio olimpico, ordinato reticolo di strade sui margini delle quali spuntano in poco tempo imponenti palazzi e grandi statue bronzee che simboleggiano l'agone sportivo in stile greco-romano. Il progetto viene portato avanti da un pool di cinque architetti: Vittorio Cafiero, Amedeo Luccichenti, Adalberto Libera, Luigi Moretti e Vincenzo Monaco. Tutto viene pianificato nei minimi dettagli, anche il nome delle nuove strade non è scelto casualmente; in poche centinaia di metri si viaggia idealmente da un capo all'altro del mondo: Canada, Svezia, Uruguay, Cina.
A pochi passi dal Villaggio, i teatri delle imminenti sfide: il Palazzetto dello Sport, sede tra gli altri degli incontri di pallavolo e pallacanestro, e gli stadi Flaminio ed Olimpico (quest'ultimo fuori dal quartiere), veri e propri anfiteatri sportivi all'interno dei quali sfilano e si confrontano ogni giorno decine e decine di gladiatori moderni. Pierre De Coubertin non avrebbe potuto desiderare di più, e per consentirgli di assistere virtualmente alle giornate olimpiche gli viene dedicata una delle principali vie del nuovo quartiere, quell'arteria che taglia in due l'area del Villaggio e che 40 anni dopo sarebbe stata scelta per ospitare una delle strutture più moderne della capitale, l'Auditorium Parco della Musica, capolavoro architettonico che il grande Renzo Piano realizzò nel 2002.
Cosa rimane oggi, dopo quasi 50 anni, di quelle giornate storiche? Ci sono le statue, certo un po' invecchiate e sporche, ma sempre imponenti e vigorose, ci sono gli stadi, ancora oggi vivi seppur provati dal tempo e dalla inciviltà degli ultimi decenni, e ci sono i palazzi, armature di cemento all'interno delle quali, durante le poche giornate dell'Olimpiade, vissero atleti provenienti dalle più svariate zone della Terra. Sotto alle costruzioni sono ricavati i parcheggi dei condomini, un metodo praticamente perfetto per risolvere il problema del parcheggio senza togliere ulteriore spazio alle strade limitrofe.
Ma nel corso di quasi mezzo secolo il Villaggio ne ha passate di vicissitudini. Chi lo vedesse oggi per la prima volta stenterebbe a credere che fino a poco più di 10 anni fa, proprio qui, a due passi dal tempio della musica – l'Auditorium – il suono che accompagnava le serate non era quello della musica classica o pop, e neanche di quella jazz. Era la squillante e fastidiosa litania dei clacson che accompagnava transessuali e prostitute, che avevano ufficiosamente colonizzato l'intero quartiere. La polizia faceva finta di non vedere e chi non voleva vedere era costretto a girare al largo. Per non parlare dei residenti, ovviamente furibondi, che si vedevano defraudati di serenità, pulizia e sicurezza.
Oggi tutto questo sembra un brutto e lontano ricordo. L'Auditorium, con i suoi concerti e la sfilza di esercizi adiacenti, rappresenta solo la parte più nota e visibile di quella che è diventata una delle zone più frequentate di Roma al di fuori del centro storico. Una zona che sembra essere stata inglobata di diritto nei Parioli, quartiere in per eccellenza. Un quartiere benestante, cosparso di prestigiosi studi di avvocati e notai, di residenze fastose e hotel famosi.
Basta spingersi dietro i primi palazzi per scoprire spazi verdi quasi sempre ben tenuti, ovunque contenitori per la raccolta differenziata, e poi aree gioco per bambini, campetti da calcetto e da pallacanestro, mercatini che non hanno niente da invidiare a Porta Portese. A proposito di mercatini, da non perdere quello che si svolge il venerdì mattina. Le 96 bancarelle sono tutte dotate di regolare permesso, ordinatamente separate, ed espongono merce di qualità, frutta e verdura, oggetti da cucina, ferramenta, ma soprattutto abiti griffati a prezzi incredibili. Da questo punto di vista, il mercatino del Villaggio Olimpico è un vero e proprio outlet a cielo aperto, basta dedicare qualche minuto ad una passeggiata tra i suoi meandri per assicurarsi un affarone.
Per la particolare topologia delle strade, quasi tutte perpendicolari tra loro, la zona è ideale per scuola guida e prime esperienze post patente. E così, sotto gli imponenti ponti di Corso Francia, che rappresenta una sorta di naturale confine sospeso, ogni ora è buona per incontrare le grandi P sui vetri posteriori delle macchine.
E la sera, quando le luci dei lampioni si accendono e l'odore dell'umidità pervade le strade alberate, è il momento ideale per avvicinarsi alla zona dell'Auditorium. Per chi ha voglia di aperitivi o stuzzichini, Viale De Coubertin offre l'imbarazzo della scelta tra il chioschetto per una birra all'aperto ed il Red, locale dove il rosso degli arredamenti e delle lampade crea un'atmosfera stile "Buddha Bar", ideale per una serata romantica, o il bar-ristorante adiacente al Parco della Musica, per uno spuntino prima dello spettacolo. Per chi invece non rinuncia alla cultura, oltre al già citato e sempre attivo Auditorium, è d'obbligo una visita alla libreria adiacente, che offre una vastissima selezione di ogni genere di libri, CD e DVD e alla sala espositiva, che ospita spesso mostre di pittura e scultura per opere di giovani artisti emergenti.
La serata volge al termine, e con questo anche la passeggiata al Villaggio Olimpico. È ora di tornare a casa. Ho ammirato i ricordi dell'Olimpiade romana, stadi e statue, fatto affari al mercatino e respirato cultura nella zona dell'Auditorium. Mentre mi avvicino alla macchina, parcheggiata in via Gran Bretagna, proprio davanti all'ingresso del Parco della Musica, noto che qualcuno apre il portoncino del condominio lì davanti. Mi fermo un attimo e immagino come in quel condominio, quasi 50 anni fa, poteva essere entrato un campione del calibro di Livio Berruti. È suggestivo pensare al seguito. Un ascensore ormai in pensione sale al 4° piano. Il campione gira la chiave nella toppa della porta del suo appartamento e, stremato dopo la giornata di gare, si dirige in camera da letto sdraiandosi sfinito. Si addormenta felice, stringendo in mano qualcosa che luccica, è la medaglia d'oro.