Ad influenzare l'ambientazione e la scenografia di questo film, le pareti della città e delle case stesse, che a detta del regista stesso, il turco Ferzan Ozpetek, sono impregnati di ricordi e di energia.
Ispirandosi all' incontro avuto quindici anni prima con un anziano smemorato, Ozpetek è condizionato dalla volontà di mettere al corrente anche i più giovani su ciò che è accaduto nel ghetto di Roma sessant'anni prima. Con queste parole racconta quell'episodio: "Anni fa ho incontrato un uomo anziano sul ponte Sisto. Con una amica lo abbiamo riaccompagnato a casa. La cosa particolare era che lui non usciva di casa da 33 anni, e io non gli ho chiesto neanche il perché". Sarà proprio tramite quest'uomo anziano, impersonato nel film da Massimo Girotti, che Ozpetek riesce a narrare la tragedia di quegli anni, ripercorrendo i suggestivi vicoli del ghetto della capitale, tre fughe ed intrighi.
Quelle mura pregne di storia sono appunto quelle del quartiere Ghetto, che si estende da via Arenula fino alla rive del Tevere, da via del Portico d'Ottavia a Piazza delle Cinque Scole; le strade di Testaccio, zona molto cara al regista in cui ambientò uno dei suoi più celebri lavori, Le fate ignoranti, e quelle del rione cosiddetto Donna Olimpia, a Monteverde, già noto alla romanità e non solo, poiché è lì che Pier Paolo Pasolini ha concepito e ambientato il suo celebre romanzo, Ragazzi di vita.
Scrive Fabio Ferzetti su Il Messaggero, il 28 febbraio 2008: Mentre Roma è ancora stordita per la scomparsa di Alberto Sordi, arriva un film che è una specie di lettera d'amore alla nostra città, 'La finestra di fronte'. E' una lettera esigente, come ogni vero messaggio d'amore, perché non solo dichiara i propri sentimenti ma chiarisce l'origine, la portata e le condizioni grazie alle quali quei sentimenti potranno crescere e fiorire oppure spegnersi e appassire. Ed è una lettera illuminante anche perché a scriverla è il turco Ferzan Ozpetek. Che come ogni straniero vede e sente cose nascoste dalla consuetudine agli stessi romani: il peso del passato, le sue tracce indelebili per quanto semicancellate, la vergogna e il dolore di certe pagine di storia. E la speranza, la solidarietà, il legame segreto che unisce le vite più distanti in un solo grande disegno. A condizione di saperlo intendere, naturalmente (…)
Può sembrare strano ma Ferzan Ozpetek, continua a scegliere Roma come set naturale ed ideale dei suoi film, poiché la considera una città eternamente multietnica; è indubbio che paragonandola ad altre città europee come Parigi o Berlino ad esempio, Roma possa non reggere il confronto a livello di ospitalità e melting pot di etnie, ma è anche indiscusso che la nostra capitale, a differenza delle cugine europee è da sempre crocevia di razze, religioni e popolazioni. Ed è questo che cerca il regista, è questo il motivo per cui le scene di questa pellicola mettono in risalto un contesto sociale vivace e attuale contrapposto ad un contrastato ricco di indecifrabili passioni che si intrecciano tra diversità spesso provocanti.
Passioni che si materializzano in due storie d'amore impossibili, rese tali dalle diversità razziali, sessuali e di classe degli interpreti. Vicende parallele che convergono nel momento decisivo della narrazione dando una sterzata evolutiva all'intera storia, che vive i suoi momenti cruciali tra le case popolari dei suddetti quartieri e tra la misteriosa e fitta vegetazione del Parco del Celio.
E' per tutti questi motivi e molti altri ancora che nel 2003 il film "La finestra di fronte" di Ferzan Ozpetek, si è aggiudicato il Premio Cinematografico "Roma, il Set nella Città", giunto alla II edizione ed assegnato al miglior film di produzione italiana o straniera, che abbia la città di Roma come sua scenografia naturale, con lo scopo primario di promuovere il Cinema Italiano e quello della città di Roma.
Inoltre, merita una nota a parte, la colonna sonora, la toccante Gocce di memoria della romanissima Giorgia, il cui video clip, è stato interamente girato tra una sponda all'altra del Tevere, a Ponte Sisto (lo stesso che si vede all'inizio del film), diretto dall'aiuto regista, e a cui prese parte lo stesso cast.
Una curiosità: i magnifici e invitanti dolci preparati dall'anziano Davide- Girotti che sono il leit-motiv della pellicola sono stati realizzati dalla pasticceria Andreotti di Roma, il cui laboratorio, nella sede di Testaccio, vanta ormai più di cinquant'anni di onorata attività.
Una menzione speciale va proprio a Massimo Girotti, scomparso a Roma il 5 gennaio 2003, poco dopo aver terminato le riprese del film, a cui venne attribuito postumo il David di Donatello quale miglior attore protagonista.