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Il Divo e un volto del Potere

Il Divo_posterLa verità no; è la fine del mondo. E noi non possiamo consentire la fine del mondo per una cosa giusta. Abbiamo un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa. E lo so anch’io.”
Chi potrebbe mai asserire una cosa del genere?
Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia.”
Dovrebbe certamente essere una persona importante, un personaggio che però divide, magari pure ambiguo.
Il potere logora chi non ce l’ha.”

Forse questa frase, essendo particolarmente celebre ai più, potrebbe mettere sulla buona strada. Giulio Andreotti, ecco svelata l’identità di questo personaggio misterioso, è una di quelle personalità politiche di cui si è scritto e detto di più, secondo magari al solo Silvio Berlusconi. Tuttavia, anche al cinema c’è stato posto per uno che ha segnato la politica italiana per tanti anni. “Il Divo” di Paolo Sorrentino è un film che ha ottenuto subito ottimi riscontri di pubblico e critica e non ha diviso com’è accaduto, ad esempio, con “Il caimano” di Nanni Moretti. I motivi sono diversi, ma forse il tutto si potrebbe ricondurre al vero motivo centrale del film, ossia il Potere. Un’opera, perciò, sul Potere più che sul politico Giulio Andreotti e le vicende che lo hanno visto, nel bene e nel male, protagonista.

“Il Divo” narra alcuni momenti importanti della vita politica dell’importante esponente della DC, in particolare il Governo Andreotti del 1991, l’elezione alla Presidenza della Repubblica di Francesco Cossiga, l’inizio del maxiprocesso per associazione mafiosa a Palermo.
Andreotti, interpretato ottimamente da Toni Servillo, è comunque perseguitato, per così dire, dall’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (vengono pure riportate le parole delle lettere che, dalla sua prigionia, lo statista democristiano rivolgeva proprio al “Divo Giulio”). Oltre a questo ci sono tutta una serie di morti misteriose (quelle di Pecorelli, Calvi, Sindona, Ambrosoli) in cui lo si ritiene a vario titolo coinvolto, il ciclone di Tangentopoli ed il già citato processo per collusione con la mafia; un processo dal quale egli verrà assolto. Inoltre, assistiamo anche ai colloqui dei pentiti di mafia col procuratore Giancarlo Caselli e questo tramite alcuni flashback; stessa cosa accadrà con i discorsi tra Andreotti ed alcuni capi della mafia.
Paolo Sorrentino_2008_croppedInutile, però, continuare con il raccontare alcuni momento del film, questo perché ciò che conta è il rapporto stretto tra il politico, quindi Andreotti, ed il Potere; un uomo che ha consacrato tutto se stesso al potere. Una persona, potremmo anche dire, che diviene la personificazione esatta del Potere, del suo fascino e delle sue contraddizioni. Proprio il Potere racchiude la contrapposizione fra il Bene ed il Male. Verità e menzogna si mischiano, vita e morte si avvicendano… Alla fine non si capisce bene se Andreotti è una vittima del Potere, oppure un suo ostinato sodale. Nonostante ciò rimane la sua una vita consacrata al Potere, anche se questo gli comporterà diversi guai giudiziari, arrovellamenti interiori e, soprattutto, tanta e tanta solitudine. È forse la solitudine a caratterizzare maggiormente il “Divo Giulio”, anche perché gli rimane soltanto la fedele moglie, la donna che ha creduto di poterlo fino in fondo conoscere.
Il film di Sorrentino, girato a Roma e distribuito nelle sale nel 2008, si è portato a casa svariati riconoscimenti, fra i quali alcuni David di Donatello (segnaliamo quello a Servillo come migliore attore protagonista), diversi Nastro d’Argento (Sorrentino vincerà come miglior regista), Ciak d’oro (ancora Sorrentino e Servillo, ma anche per la migliore colonna sonora ad opera di Teho Teardo, per la a Luca Bigazzi, ecc…).
Non è un film che rimarrà nella storia della cinematografia (a differenza di Andreotti, invece, nel campo della politica italiana), ma la scommessa è stata comunque vinta. Raccontare il Potere che ha assunto le sembianze di Giulio Andreotti, non è certo facile, anche perché non si può eludere una parte rilevante della vita politica e sociale di questo Paese, la quale è tutta tranne che comoda da sviscerare e da rappresentare nel corso della durata di un film.
Probabilmente ci vorrà un altro film in futuro per tirare le somme di una politica italiana che, da diversi decenni a questa parte presenta più ombre che luci, ma per il momento ci possiamo accontentare di quello di Sorrentino. Lì è protagonista Andreotti, ma il Potere ha assunto molte più sembianze, sfaccettature, e diverse di queste le continuiamo a notare anche oggi, probabilmente alla vigilia della nascita della Terza Repubblica.

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