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I soliti ignoti ed una Roma che cerca il riscatto

Poster_I_soliti_ignoti“Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi al massimo potete andare a lavorare!” Così Tiberio si rivolge ai complici, dopo l’insuccesso del colpo. Che tipo di persona è questo Tiberio? Perché si circonda di persone non proprio raccomandabili? Chi sono allora i suoi amici non proprio seri e poco raccomandabili? Ecco i loro nomi: Pierluigi “Capannelle”, Mario, Michele “Ferribotte”, Cosimo e Giuseppe, meglio conosciuto come “Peppe er Pantera”.

Forse i nomi in questione potrebbero rappresentare un vero indizio, anche perché sono tutti personaggi caratteristici e splendidamente modellati. Non è facile dimenticare, ad esempio, uno come Capannelle, con una fisionomia riconoscibilissima e con un modo di parlare, altrettanto particolare. Ed uno come “Peppe er Pantera? Il nome, si potrebbe dire, è già tutto un programma…

I personaggi de “I soliti ignoti” (1958) sono immortali, proprio come immortale è quel tipo di cinema, anche se lontano anni luce dallo stile contemporaneo della nostra cinematografia. Alla fine, è difficile trovare oggi, un regista come Mario Monicelli, da poco scomparso; oppure un nuovo Mastroianni, uno con le caratteristiche di Gassman, ed un altro col genio simile a quello di Totò. Questo è cinema del passato, ma un cinema di qualità assoluta, che ha delineato un’epoca e ha fatto conoscere, all’estero, tanti dei nostri migliori talenti.  Non si può poi non considerare l’ambientazione del film. Roma, si può dire, è altro “personaggio” del film, non soltanto una semplice ambientazione da contorno. Qui troviamo la Roma delle periferie in difficoltà, realtà degradate, ma animate da spirito di rivalsa. Molto è lo spazio dedicato ai quartieri popolari, la vera anima di Roma. Quello stesso sottoproletariato urbano, che poi verrà descritto molto bene, e con perizia di particolari, nei romanzi e nei film di Pier Paolo Pasolini.
I_soliti_ignoti_2Per questi ladruncoli si presenta l’occasione per effettuare un colpo, in apparenza, molto semplice. Si tratta, in sostanza, di scassinare una cassaforte del Monte di Pietà, prendendo in considerazione alcuni accorgimenti, ma non troppo eccessivi. In realtà, tutto andrà per il verso sbagliato e diverse saranno le scene ad alto tasso di comicità. Ci sono ribaltamenti di situazioni, che provocheranno, infatti, inevitabili risate. Inoltre, c’è da considerare le caratteristiche peculiari dei singoli personaggi. Vi è molta umanità ed ingenuità in loro; nulla di paragonabile a certi criminali che riempiono le pagine dei giornali di oggi. E’ una Roma diversa, un Paese diverso, proprio perché ci si arrangia, ci si accontenta anche delle piccole cose, e vi è un sentimento di solidarietà che accomuna quelle figure che saremmo pronti a considerare come emarginate. Monicelli riesce a mostrare una classe operaia in difficoltà, ma che reagisce, a suo modo, alle difficoltà che caratterizzano gli anni ’50. Non c’è cattiveria in loro, bensì una voglia di rivalsa contro la mancanza di presupposti, di un roseo futuro.
Con “I soliti ignoti” inizia un momento particolare del nostro cinema. Il genere comico cambia registro, abbandonando le tematiche e lo stile tipico dell’avanspettacolo e, servendosi delle tecniche tipiche del neorealismo, arriverà all’ironia genuina, immediata, semplice, ma estremamente efficace. E’ l’inizio di un genere che avrà modo di ottenere un clamoroso successo, specialmente di pubblica, la “commedia all’italiana”.
Il film, inoltre, segnerà un punto cruciale per la carriera degli attori che vi hanno lavorato. Vittorio Gassman, ad esempio, inizierà a girare film comici, abbandonando un po’ il ruolo da attore tragico, che fino ad allora aveva spesso interpretato a .
E poi c’è Roma, qui magnificamente rappresentata. Possiamo riconoscere quartieri come l’Appio Latino, Portonaccio, o piazze, o zone ben definite, ad esempio Largo Armenia, Monte Sacro, via Britannia.
“I soliti ignoti” è, senza dubbio, uno dei capolavori della nostra commedia ed il merito è da attribuire al talento di Monicelli e dei tanti sceneggiatori, alla bravura degli attori e all’atmosfera unica di quella Roma. Anche un semplice turista può mettersi a lodare, a decantare, la Capitale d’Italia ma, nel caso di questo film, è veramente il caso di dire, che essa è divenuta, a tutti gli effetti, una città eterna…

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