C’è chi è chiuso in casa e chi è partito. E la macchina da presa di Nanni Moretti cattura immagini di una Roma deserta dove tutto sembra possibile persino un giro zigzagando in sella a una Vespa verde, idolo di tanti giovani italiani e ingrediente di tanti film famosi, per i quartieri romani.
La sua voce parla e racconta e il suo occhio cattura immagini: “La cosa che mi piace più di tutte è vedere le case, vedere i quartieri. E il quartiere che mi piace più di tutti è la Garbatella. E me ne vado in giro per i lotti popolari. Anche quando vado nelle altre città l’unica cosa che mi piace fare è guardare le case. Bello sarebbe un film fatto solo di case: panoramiche su case. Garbatella 1927, Villaggio Olimpico 1960, Tufello 1960, Vigne Nuove 1987, Monteverde 1939”.
E poi c’è anche Casalpalocco e qui la storia cambia. Nanni Moretti, continua a saettare con la moto tra le vie, questa volta, fittamente alberate. E adesso il suo non è solo un vedere ma è anche un sentire, un sentire gli odori. Odori diversi, odori di un popolo “altro”. E “passando davanti a queste case sento un odore di tute indossate al posto di vestiti, un odore di videocassette, di cani in giardini a far la guardia e pizze già pronte dentro scatole di cartone … ma perché sono venuti quaggiù 30 anni fa” quando ancora Roma era una città bellissima?
Con Caro Diario, tra le strade e i quartieri di una Roma tranquilla, pulita, quasi una città di altri tempi, Nanni Moretti mette in scena una sorta di cinema verità, dove il personaggio conduttore è egli stesso, regista e attore e tutto, forse, è destinato a diventare metafora. Le strade: il tempo che scorre inesorabile verso il domani, il dopo e il lontano. Le case: l’essere umano, il suo guscio e il suo apparire. I quartieri: i pensieri, i progetti e le opinioni.
Insomma, Caro Diario è un film costruito con le cose che si hanno intorno, con le cose con cui si vive tutti i giorni, con i desideri, i sogni e i pensieri, con la Roma quotidiana.
Le altre due parti del film sono “meno” romane e sicuramente più personali, più private. Così la ricerca di pace, di tranquillità, di solitudine, e di fuga caratterizzano Le Isole. E un susseguirsi di scene immancabilmente portano, conducono, lo spettatore al passo finale: Medici.
Nanni Moretti che in un bar di Monteverde ordina un cappuccino, un cornetto e un bicchiere d’acqua: un sorso di sana romanità!