Negli ultimi tempi si parla spesso della discussa riforma sanitaria voluta dal Presidente USA, Barack Obama e tante volte sui giornali continuiamo a leggere di scandali che interessano ospedali, oppure singoli medici. Insomma, la sanità è sempre stata (e sempre lo sarà) al centro dell’interesse mediatico, anche perché si tratta di una questione ovviamente cara a tutti i cittadini. Come parlare delle contraddizioni, dei lati oscuri, dei mille problemi del sistema sanitario italiano, senza appesantire troppo, rischiando alla lunga di stancare o, al limite, di spaventare troppo le persone? Ecco allora che il film del 1968, “Il medico della mutua”, basato sull’omonimo romanzo di Giuseppe D’Agata, è esempio di come si possa riuscire a parlare di determinate tematiche senza tediare troppo la gente.
Il risultato è degno di nota, pure sotto il profilo del riscontro nelle sale dell’epoca ed anche oggi, dato che il film viene spesso trasmesso. Il merito non è uno solo, pure perché senza il grande Alberto Sordi, il risultato non sarebbe stato il medesimo. Luigi Zampa, il regista, non è nuovo ad una collaborazione con Sordi, basti ricordare “Il vigile” (1960), oppure “I nostri mariti” (1966). L’affiatamento tra i due lo si può notare anche nel film che racconta le vicende del medico Guido Tersilli, medico della mutua, tuttavia non proprio il massimo della correttezza e desideroso di aiutare il prossimo. Si tratta di un giovane medico che vuole aprire uno studio a Roma (il film è girato proprio nella Capitale) ma, allo stesso tempo, desidera guadagnare al più presto, in modo da poter ripagare i tanti sacrifici della madre vedova (Nanda Primavera) per poterlo far studiare all’università. Ecco allora che la convenzione con la mutua appare un mezzo per guadagnare abbastanza facilmente. Più mutuati si hanno, infatti, più si guadagna in quanto il mutuato, non pagando visita e medicine, desidera che il proprio medico gli prescriva farmaci di ogni tipo, perfino i più inutili. Quindi, come prima cosa occorre acciuffare più mutuati possibile e questo scatena le ire di alcuni medici che, chiaramente, non apprezzano qualcuno pronto a portargli via i cari mutuati. Il grande colpo per Tersilli arriverà quando avrà modo di recarsi a casa del Dott. Bui (Franco Scandurra), un anziano medico in fin di vita, che ha raccolto nella sua carriera migliaia di mutuati. Venendo a sapere che alcuni suoi colleghi aspettano la morte del Bui per spartirsi i suoi mutuati, Tersilli finge di innamorarsi della moglie Amelia (Bice Valori), che alla fine convincerà il marito, oramai ad un passo dalla morte, a cedergli tutti i pazienti. Ben presto l’ambizioso medico si sbarazzerà di Amelia ed aprirà un proprio studio, arrivando a circa 5 minuti a visita per mutuato. Nel frattempo Tersilli sposerà una donna ricca, Anna Maria, figlia del padrone dell’appartamento in cui si è trasferito. Lo stress per queste frenetiche visite si farà sentire ed il giovane medico verrà ricoverato in un ospedale, lo stesso dove vi lavorano i suoi ex colleghi invidiosi. Questo collasso riuscirà a fargli cambiare modo di fare e, quindi, anche il suo “metodo” di lavoro? Il film termina con Tersilli che, per non affaticarsi troppo, decide di visitare i pazienti da casa, servendosi del telefono…
“Il medico della mutua” fa vedere la sfrontatezza, l’insensibilità, dei dottori che hanno come unico fine il guadagno. Inoltre, vengono mostrati i pazienti, che risultano essere paranoici, un po’ ingenui, bisognosi pure di un appoggio a livello psicologico, oltre che di medicine. Il film, ovviamente, esagera in alcuni punti, tuttavia ricordiamo il periodo storico. Siamo sul finire degli anni ’60, periodo di forti contestazioni ed il sistema sanitario dell’epoca era dominato da un sistema di potere interno all’ordine professionale. Insomma, grandi spartizioni dei pazienti e corruzione diffusa. Stiamo poi parlando di una commedia, che desidera pure strappare qualche risata allo spettatore e Sordi in questo è bravissimo. Quindi, scene ironiche e grottesche, il tutto in un contesto di denuncia. Il risultato è brillante ed il successo determinerà un sequel, stavolta diretto da Luciano Salce, “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue” (1969).
Per fortuna tante cose oggi sono cambiate, anche se diversi sono i casi di malasanità, tuttavia un aspetto si è radicalmente trasformato (in peggio), cioè il modo di girare commedie. Attori eccellenti come Sordi non ce ne sono molti in giro, ma è la stessa forma della commedia ad essere mutata. Oggi la banalità regna sovrana, spesso ci si butta sulla scontata volgarità, oppure sul solito sentimentalismo. Meglio allora un personaggio caricato come il Dott. Tersilli, oppure alcune scene esagerate di questo film, ma almeno si ride con intelligenza e, allo stesso tempo, si può riflettere su alcune questioni a dir poco assurde di questo Paese. Ok è cambiata l’Italia, non siamo più negli anni ’60, ma ciò non dovrebbe costituire alibi per registi e produttori. L’intelligenza, infatti, non può mai passare di moda…