«Sì, carino “Caos calmo”, il film di Nanni Moretti. Però lui ha fatto certamente di meglio, tipo “Palombella rossa”, se vuoi più divertente, oppure “La stanza del figlio”, diciamo più commovente.»
Tutto ok, del resto le opinioni di tutti vanno rispettate, ma c’è un piccolo (neppure tanto piccolo) particolare, “Caos calmo” non è un film di Nanni Moretti, ma di Antonello Grimaldi. Il regista di “Caro diario” ci recita solo, anche se ha collaborato alla sceneggiatura; eppure parecchi continuano a considerarlo un suo film, magari non proprio riuscitissimo.
Altra cosa, che rimane di “Caos calmo”? Probabilmente, in tanti farebbero riferimento alla scena di sesso, che ha coinvolto sul set Isabella Ferrari e lo stesso Nanni Moretti.
Un po’ poco, dunque, per considerarlo un film che rimane…
«È stata senza dubbio la scena più “forte” della mia carriera, e non nego che mi abbia lasciato un segno. Non a caso non mi sono ancora voluta rivedere. Anche adesso che il film è pronto, rimando continuamente il momento. Però penso che io e Nanni siamo stati bravi, artisti veri. Non ho mai avuto la sensazione di avere Moretti accanto a me, mi avrebbe fatto soggezione dal punto di vista intellettuale. Quello per me era Pietro Paladini. E io ero Eleonora.»
Questa la dichiarazione rilasciata, in quel periodo (perciò, 2008), dalla Ferrari a Vanity Fair. Si è discusso parecchio di tale scena, anche perché Moretti non è proprio avvezzo a mostrarsi in un certo modo e, diciamolo con franchezza, nessuno si sarebbe immaginato di vederlo prendere in quel modo la Ferrari o, per la precisione, il personaggio di Eleonora. Il risultato, escludendo la fisicità di Moretti (ognuno ha i suoi gusti!), non è dei migliori, proprio perché risulta essere una scena non “spontanea”, fredda, distaccata… Insomma, meglio dimenticare questa scena…
Ok, ma di cosa parla questo film? Innanzitutto, occorre dire che è tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi, mentre la sceneggiatura è del già citato Moretti, in collaborazione con Francesco Piccolo e Laura Paolucci; dunque gente non proprio sprovveduta. L’atmosfera è drammatica fin dall’inizio, perché Pietro Paladini (Nanni Moretti) rimane improvvisamente vedovo e fa una promessa alla figlia, ossia quella di aspettarla sempre davanti alla scuola fino al termine delle lezioni. Quindi, seduto su una panchina, giorno dopo giorno riceve le visite, ascolta i discorsi affranti dei colleghi, preoccupati da vicende interne alla loro azienda, e degli stessi familiari, allarmati per il suo strano comportamento. L’uomo, tuttavia, ascolta soltanto e non dice quasi mai nulla di interessante e costruttivo.
Quello di Pietro, infatti, è uno stato interiore di “caos calmo”, che non gli permette di tornare ad aprirsi al mondo e di riprendersi, allo stesso modo, la sua vita. Per così dire, saranno proprio questi personaggi, tra cui proprio quello di Eleonora, a smuoverlo, a fargli tornare la voglia di riprendere le redini della sua vita.
“Caos calmo” è stato girato nella Capitale, ad esempio la scuola della figlia di Pietro è, in realtà, un convento situato in piazza Albina. Inoltre, non esisteva l’entrata principale, che si può vedere comunque nel film. L’entrata, perciò, è stata ricostruita, così come l’edicola ed il chiosco. Per quanto riguarda, invece, la colonna sonora, c’è da dire che la musica è stata ideata da Paolo Buonvino, mentre la canzone “L’amore trasparente”, è stata scritta, espressamente per il film, da Ivano Fossati.
In “Caos calmo” troviamo pure un personaggio non proprio sconosciuto, anzi un vero idolo del cinema, Roman Polański, che compare in una breve sequenza, interpretando Steiner, il capo di Pietro.
Il tema della risalita di un uomo è spesso impiegato nei film, ma ciò che manca in quello di Grimaldi, è il giusto pathos, l’intensità e qualche bella trovata di regia. Avrebbe fatto meglio Moretti, se si fosse occupato egli stesso del film? Nessuno può dirlo, probabilmente ha voluto, per così dire, avvicinarsi ai problemi che gli attori incontrano nel loro lavoro; mettersi dalla loro parte ed essere diretto e non dirigere gli altri. Per di più, l’attore-regista ha desiderato interpretare un personaggio, neppure poi così improbabile nella poetica morettiana, ed ha provato a cimentarsi in scene sul set a lui poco avvezze. Già, ma sempre alla famosa scena di sesso torniamo, poco da fare.
Se un film viene ricordato solo per una scena (brutta), un motivo ci sarà, oppure no?