DanielePecci

Daniele Pecci e Scene da un Matrimonio

DanielePecci“Credi che viviamo in una totale confusione? Credi che dentro di noi si abbia paura perché non sappiamo dove aggrapparci? Non si è perso qualcosa di importante? Credo che in fondo c’è il rimpianto di non aver amato nessuno e che nessuno mi abbia amato.” (da Scene di un Matrimonio, Ingmar Bergman, 1973).
Con un calendario fitto di appuntamenti è partito ieri dal India di Roma e vi resterà fino al 12 febbraio una delle piece teatrali assente da molto tempo dalle scene italiane: Scene da un Matrimonio di Ingmar Bergman, per la regia di Alessandro D’Alatri; mentre, Federica Di Martino e Daniele Pecci ne formano il “cast perfetto”.

Abbiamo incontrato Daniele Pecci che gentilmente ha dato spazio ad alcune nostre curiosità sia sulla programmazione teatrale di Scene da un Matrimonio che sulla sua esperienza di attore a “360 gradi”.

Daniele, come si “appropria” della modernità l’opera che state portando in scena in questi giorni, Scene da un Matrimonio?
Come ben sai, il testo è un classico. E’ il 1973, infatti, che con Scene da un matrimonio, diventa di dominio pubblico la vita matrimoniale di Ingmar Bergman.  Il testo è un classico di un contemporaneo,   Ingmar Bergman muore solo qualche anno fa.  Noi abbiamo adatto il testo, come dire, nella messi in scena alla realtà di oggi.  Parliamo di una coppia degli anni ’70, abbiamo per esempio “modificato la professione di Johan” per dare alla situazione una valenza più attuale e vicina all’universo italiano,  ma dal testo non abbiamo cambiato neanche una virgola, lo abbiamo lasciato così come è. Tutto quello che c’è nel rapporto di coppia scritto da Bergman è rimasto.

LocandinaDaniele, secondo te, che cosa affascinerà il pubblico in sala durante le rappresentazioni?
La cosa che affascinerà il pubblico penso che sia la stessa cosa che  ha affascinato me quando vidi l’opera per la prima volta. A me ha affascinato la potenza del testo. E’ il testo che ha una marcia in più. Tutto i testi per il teatro c’è l’hanno ma in maniera così diretta come in  Scene da un Matrimonio veramente in pochi c’è l’hanno.

Daniele, tu hai lavorato per la TV, per il cinema e per il teatro, quali sono “gli abiti che vesti meglio”?
Sì, ho fatto teatro per molti anni,  poi sono approdato alla tv dove ho fatto delle fiction, ma  ho fatto anche dei film per il cinema e  poi ho continuato a fare teatro.
Per adesso il teatro, diciamo il teatro perché al teatro sono legati i miei sogni più grandi. Pensando alla mia professione sogno sempre il teatro non sogno mai di fiction. Mi piacerebbe fare il cinema, ho iniziato a farlo, piano piano. Però diciamo che i miei sogni migliori sono per il teatro.

Qual è, secondo te, la differenza tra il teatro e il cinema?
Per il me il teatro è più potente, è più pesante nel senso positivo del termine. Il teatro è grande analisi, il teatro aiuta a guardarci dentro. Il cinema ci “butta fuori”, ci intrattiene, ci fa passare qualche ora. Il teatro è il contrario, ti riporta a guardarti dentro, il teatro ci induce alla meditazione, non che il cinema non lo faccia ma lo fa in maniera diversa, lo fa fuori da noi, mentre, il teatro lo fa assolutamente da dentro, entri di più al centro della materia. Il teatro è più pregnante, è più profondo, è il paradigma, serve per raccontare l’uomo, è più poetico.

Scenedaun matrim.2A proposito di “marce in più”, quali sono quelle giuste, secondo te, per diventare un attore, oggi?
Bisogna essere giovane, bisogna andare a chiudersi in una scuola seria di teatro dove le persone  informeranno lo studente/attore, notte e giorno,  su che cosa sia fare questo mestiere, come si fa, come si dovrebbe fare, e poi una volta fuori si inizia a lavorare. Se uno vuole fare l’attore, così come lo intendo io, dovrà studiare.
 
E quando a Daniele Pecci, tra l’altro attore nel cast internazionale di Giovanni Paolo II, per la regia di John Kent Harrison, oppure tra i  protagonisti di Mine Vaganti, l’ultimo film del regista italo-turco Ferzan Ozpetek, chiediamo come si trova a lavorare con Federica Di Martino e Alessandro D’Alatri, in Scene da un Matrimonio, con il suo solito sorriso accattivante risponde: “Benissimo perché li ho scelti io. Con Federica Di Martino avevo già lavorato in passato”;  e che dire di Alessandro d’Alatri? E’ stato il regista oltre che di importanti opere per il teatro anche per il cinema; come non ricordare per esempio Casomai (2001), o La febbre (2005) oppure Commediasexi(2006)? E solo per voler citare alcuni dei suoi lavori!

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