Caligola, al secolo Gaio Giulio Cesare Germanico, fu il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e regnò dal 37 al 41. Nacque ad Anzio il 31 agosto 12 e morì a Roma il 24 gennaio 41.
Le fonti su questo imperatore sono poche e probabilmente faziose, Caligola è arrivato a noi noto per essere stato un despota stravagante e depravato. L’imperatore era molto popolare fra i romani ma era avverso alla classe sociale e al ceto dal quale provenivano gli storiografi. Svetonio ne: “Le Vite dei Cesari” focalizza l’attenzione su aneddoti riguardanti la crudeltà e la instabilità mentale di Caligola dedicando nove capitoli su dieci della sua biografia a Caligola definito come “mostro”.
Si trattava certamente di un personaggio discusso, curiosa è la storia relativa al suo nome: Caligola che deriva da “piccola caliga”, la calzatura dei legionari. Caligola era il terzo figlio di Agrippina Maggiore e Germanico. Il padre era figlio di Druso maggiore (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia Minore (figlia di Marco Antonio e Ottavia, sorella di Augusto). La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa (amico di Augusto) e di Giulia (figlia di primo letto di Augusto).
Alcuni accusano Caligola di appena sette anni di essere stato responsabile della morte del padre in Siria, ma questa teoria non è al momento supportata da fonti storiche.
Dopo la morte di Tiberio, Caligola salì al potere con l’appoggio di tutti: Senato, esercito e popolo. Le ragioni di questa approvazione furono l’età, la popolarità del padre, l’infanzia vissuta negli accampamenti tra l’esercito e la parentela sia con Augusto che con Marco Antonio.
Ebbe una figlia con Milonia Cesonia che chiamò Giulia Drusilla in onore della sorella morta.
Ma lo stesso senato che lo aveva pienamente appoggiato si trovò in grosse difficoltà dopo la serie di massacri nei confronti degli oppositori interni e atti che tendevano a una continua umiliazione del Senato stesso.
Secondo un racconto, Caligola nominò come senatore il proprio cavallo Incitatus nel Senato di Roma, tale gesto fu visto come una pazzia ma il suo decreto di nomina esprimeva una non certo sottile critica verso la classe senatoria.
L’imperatore disprezzava il Senato e nominando la sua bestia voleva evidenziare come l’organo avrebbe potuto essere arricchito dal suo amato animale.
L’imperatore Caligola volle probabilmente esplicitare al Senato che il potere dell’imperatore era più forte, i suoi predecessori, pur governando spesso come dittatori, avevano comunque mantenuto un pubblico rispetto per l’istituzione senatoriale.
L’obiettivo di Caligola era quella di creare una vera monarchia, stando alle fonti, Caligola, al culmine del suo regno, avrebbe voluto essere proclamato dio. Anche in questo caso poteva trattarsi di una politica per aumentare il suo potere presso alcuni popoli, abituati da tempo a considerare il loro sovrano una divinità.
I suoi comportamenti, provocarono scontenti e Caligola fu assassinato in una congiura di pretoriani guidati da due tribuni nel 41. Insieme a lui persero la vita la moglie e la figlia.
Studi recenti hanno “giustificato” la pazzia di Caligola e di altri imperatori con il saturnismo: una intossicazione da piombo causata da un’antica usanza romana di bere il vino leggermente addolcito dopo essere stato depositato per un certo periodo in otri di piombo.
Le storie raccontate, in particolare la nomina a Senatore del suo cavallo, accompagnano la memoria dell’imperatore che nel bene o nel male è riuscito ad arrivare fino a noi, probabilmente non sapremo mai la vera storia di Caligola e se davvero i suoi comportamenti erano il frutto di pazzia o di strategie, ma quel che è certo è che la storia può essere immaginata sotto varie versioni e questo è il bello di Roma e del suo immenso patrimonio tangibile e intangibile.
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