ratto_delle_sabine
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Il ratto delle Sabine

ratto_delle_sabine«…Romolo su consiglio dei Senatori, inviò ambasciatori alle genti vicine per stipulare trattati di alleanza con questi popoli e favorire l'unione di nuovi matrimoni. […] All'ambasceria non fu dato ascolto da parte di nessun popolo: da una parte provavano disprezzo, dall'altra temevano per loro stessi e per i loro successori, ché in mezzo a loro potesse crescere un simile potere.» (Livio, Ab Urbe condita , I, 9.)

Forse non tutti sanno che la storia del ratto delle Sabine è innanzi tutto una storia d'amore: non solo d'amore passionale tra uomo e donna, Romolo ed Ersilia in questo caso, ma anche tra padre e figlia, un sentimento talmente forte anch'esso, di Ersilia verso il padre Tito Tazio, che la giovane donna si è trovata ad un bivio: veder cadere l'amato Romolo o l'altrettanto amato padre? Una storia antica ma al tempo stesso attuale, in cui una donna si trova divisa tra due fronti, e può sperare solo nel buonsenso di entrambi, gli uomini più importanti della sua vita.

Tra il 753, anno di fondazione, e il 509, anno della Repubblica, Romolo regnò per 38 anni.
Anni in cui Roma divenne realtà e in cui crebbe fiorente sia la popolazione, composta per lo più da pastori, che l'economia.
Ma secondo Romolo stesso, Roma era una città senza sorriso e soprattutto senza .
Così dopo aver proposto agli ambasciatori dei popoli vicini alleanze e matrimoni, senza buon esito, mise gli occhi sulle donne dei Sabini.

ratto_sabine_davidOriginari della Valle dell'Aterno, i Sabini erano scesi nel Lazio seguendo il corso del Velino, della Nera e del Tevere. E forse una Primavera Sacra (rito che si celebrava in occasione di disgrazia o situazioni difficili, e consisteva nell'immolare agli Dei i primogeniti nati dal 1° marzo al 30 aprile della primavera precedente) culto assai in voga nell'Italia preromana, aveva determinato la loro migrazione.

Romolo in accordo con il Nume, decise così di organizzare una Consualia, una festa in onore del re, da tenere nei pressi dell'Aventino, con corse, bighe, gare di atletica ed altre attrazioni, estendendo l'invito a tutti i Sabini del circondario, per poi far scattare sul più bello della celebrazione, la trappola, il cosiddetto ratto delle Sabine.

La festa fu indetta e i Sabini si presentarono tutti agghindati con mogli, figlie e sorelle al seguito. Nel vederle i Romani rimasero senza fiato.
Romolo adocchiò subito una bella sabina tornita di nome Ersilia, figlia di Tito Tazio, re dei Sabini.
Bastò un segno ai suoi sudditi che questi si buttarono sugli ospiti come un branco di lupi.
Sopraffatti gli uomini, i Romani braccarono le donne, agguantandole per poi sollevare tra le braccia la prescelta e condurla alla propria casa. Tanto che l'usanza di prendere in braccio la sposa per condurla sull'uscio della nuova dimora è rimasta nel tempo un grazioso costume dei popoli in memoria di questo avvenimento.

A tutt'oggi si è incerti sul numero delle donne rapite. Ci sono storici che sostengono siano state soltanto 30, altri invece ne indicano 527, altri addirittura 683.
Ma anche se ne fosse stata sottratta soltanto una (Ersilia, per esempio), i Sabini non erano certo gente da farsi impunemente saltare la mosca al naso. Così Tito Tazio mosse guerra ai Romani. Tra i Sabini in marcia c'erano i Ceninesi, i Crustumesi e gli Antemnesi, ovvero gente di Caenina delle parti di Tivoli, di Crustunium cioè Monterotondo e di Antemnae l'odierno Monte Antenne alla confluenza del Tevere con l'Aniene.

Dall'alto delle mura le donne sabine guardavano ansiose la battaglia e non sapevano se dispiacersi per i loro uomini malmenati o rallegrarsi per la vittoria dei loro padri e dei loro fratelli che incalzanti non davano tregua ai Romani. Grazie all'intervento di Giove, ad un certo punto, le sorti della battaglia si rovesciarono. A quel punto Ersilia, figlia del re sabino ed amante del re romano, uscì allo scoperto e insieme a tutte le altre si buttò nella mischia, piangendo e strappandosi le vesti; la battaglia in quel momento si arrestò.

Ersilia prese per mano l'amato Romolo e il benevolo padre Tito Tazio supplicandoli di non togliere né un padre né tanto meno un nonno al figlio che sarebbe venuto.
Così piangendo Ersilia smacchiò con le lacrime il sangue che arrossava il terreno tra il Campidoglio e l'Aventino, sennonché Romani e Sabini, commossi deposero le armi e riconciliandosi per amore delle donne, si fusero insieme e decisero di formare un popolo unico, su cui regnarono Romolo e Tito Tazio insieme.

Per saperne di più:
"I sabini popolo d'Italia, dalla storia al mito", c/o Complesso del Vittoriano, via di San Pietro in Carcere.
Fino al 26 aprile 2009.
Orario: dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 19.30; venerdì e sabato dalle 9.30 alle 23.30; domenica dalle 9.30 alle 20.30.
Biglietti: ingresso libero.
Informazioni: tel. 06.6780664.

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