Metti una cena in un'antica casa nel cuore di Roma. Cosa c'è di strano? L'invito è datato 110 dopo Cristo…
Il senatore aspetta noi ospiti nel tardo pomeriggio. Ora insolita per un invito a cena? No, è questa la consuetudine. Non essendo infatti le strade illuminate, è più sicuro per gli invitati arrivare e andarsene quando ancora c'è la luce del sole, perché i vicoli di Roma possono nascondere parecchie insidie durante la notte.
Ma chi e perché organizza cene sontuose nell'antica Roma? Solamente le famiglie più in vista, e come per il senatore, lo scopo è di solito quello di consolidare una rete di conoscenze per motivi politici o economici.
Si tratta del dieci per cento della popolazione, gli altri non riusciranno neanche mai a vedere tanta abbondanza.
Quando, scesa dalla portantina, arrivo alla domus, vengo accolta dallo schiavo portinaio.
La domus è una delle più lussuose della città, con un grande colonnato e un giardino con statue e fontane.
Dei servitori mi fanno sedere, e dopo avermi tolto le scarpe mi detergono i piedi con acqua profumata. Non è un caso, infatti durante i banchetti tutti sono scalzi.
Poi mi fanno strada, e seguendo la musica, finalmente arrivo al triclinio, dove si svolgerà la cena.
La scena è quella che abbiamo visto tante volte negli affreschi: tre letti a ferro di cavallo sui quali gli ospiti sono sdraiati su un fianco, a poca distanza dal tavolo, in modo da poter prendere comodamente le pietanze.
Il senatore e la moglie accolgono tutti gli invitati, e il banchetto può iniziare.
I servitori lavano le mani degli invitati con acqua e petali di rosa prima di portare il gustus, o antipasto.
E' carne di maiale mista a uova di riccio, il tutto accompagnato dal mulsum, vino con miele.
Quando poi arrivano le portate principali, un ‘ooh!' si leva nella sala.
I cibi sono infatti presentati in modo spettacolare, alti quasi un metro, come questo piatto di aragoste e caviale, disposti su una montagna di ghiaccio e contornati da ostriche e salse.
Altre portate sono fenicottero ai datteri e usignoli al miele, ma la cena culmina con l'arrivo di un grosso vitello, che i servitori tagliano con maestria davanti agli ospiti.
Sono passate ormai diverse ore dall'inizio del banchetto, ed è il momento della secundae mensae, cioè dolci, di solito a base di miele, e frutta, come mele, uva e fichi.
Nell'insieme potremmo dire che la cena non è lontana dai gusti della cucina mediorientale, dove c'è un contrasto tra dolce e salato, e si mangia con le mani.
A fine serata la sala è un disastro. Mentre si mangia è infatti normale buttare ogni cosa a terra: ossa di carne, gusci di aragosta e noccioli di frutta.
All'ora in cui noi oggi ci metteremmo a tavola la serata volge al termine.
Come spesso avviene, si brinda all'ospite d'onore bevendo tante coppe di vino quante sono le lettere del suo nome, e considerando che i romani ne hanno almeno due o tre, lascio a voi immaginare l'epilogo della serata…