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Quattro leggende e un pezzo di storia

Le 4 leggende principali che raccontano la festa di San Valentino e la sua vera storia. Tra il serio e il faceto le favole che narrano una data da ricordare. Il 14 febbraio, festa degli innamorati.

Non molti sapranno o, per meglio dire, forse non tutti sanno che il santo del 14 febbraio, il Valentino degli innamorati, è esistito veramente! Ed è anche il santo patrono della città di Terni, capoluogo di provincia umbro molto vicino a Roma e sulla strada che porta alle famose cascate delle Marmore: luogo bellissimo e romantico insieme al lago di Piediluco.

La storia ci tramanda che quel famoso santo si chiamava ‘Valentino da Interamna’ (così si chiamava allora la città di Terni). Vissuto tra il II e il III secolo dopo Cristo, Valentino era un vescovo cristiano. Divenne martire perché ‘reo’ di avere fatto sposare una cristiana e un pagano, unendoli in matrimonio! valentinesCosa che all’epoca era davvero inconcepibile. Soprattutto sotto Claudio II, l’imperatore che volle la sua morte. Parliamo infatti degli anni intorno al 313, prima della proclamazione dell’editto dell’imperatore romano Costantino che avrebbe diffuso la libertà di culto. Valentino riuscì a sopravvivere al primo tentativo di uccisione ma fu arrestato una seconda volta sotto Aureliano, mentre proseguivano le persecuzioni contro i cristiani. Questa seconda volta fu per lui fatale: infatti il santo morì decapitato nel 273 per mano del soldato romano Furius Placidus, che era proprio agli ordini dell’imperatore Aureliano. 180px-sanvalentino_altare

Intorno all’ “amore sublime” di Sabino, è incentrata la prima leggenda che nasce dalla storia. Un giovane ‘centurio’ de’ Roma antica era innamorato di una bella ragazza che incontrò passeggiando. Lei si chiamava Serapia e Sabino la chiese in sposa ai suoi genitori. Ma Sabino – ahimè – era pagano, mentre la famiglia di Serapia era cristiana. I genitori opposero un netto rifiuto. In nome dell’amore per Serapia allora, Sabino scelse di ricevere il battesimo e andò dal loro Vescovo, Valentino, a chiedere il sacramento. Quando era tutto pronto per il battesimo e le successive nozze Serapia si ammalò di tisi. Sabino pregò disperatamente il vescovo Valentino di non separarlo più dalla sua amata. Valentino così battezzò il giovane ed unì i due in matrimonio. E un sonno beatificante avvolse quei due cuori per l’eternità.

Da allora sono nate però altre leggende incentrate sulla figura del Santo, che fanno riferimento ad altri fatti della vita reale di Valentino. La seconda leggenda parla infatti dell’amore per i bambini. In un grande giardino pieno di bellissimi fiori, di sua proprietà, San Valentino permetteva a tutti i bambini di giocare. Spesso si affacciava alla finestra per controllarli e osservare il loro gioco. Di sera scendeva tra loro per essere circondato dall’affetto e dall’allegria. Dava loro la benedizione e regalava un fiore ad ognuno perché san_valentinolo portassero alle loro . Così facendo era sicuro che rientrassero a casa presto e che alimentassero il rispetto e l’amore verso i propri genitori. Ed è da questo esempio che nasce l’usanza di fare dei piccoli regali alle persone a cui vogliamo bene il 14 febbraio.

La terza leggenda è quella della Rosa della Riconciliazione. Un giorno al di là del suo giardino, Valentino udì due giovani fidanzati litigare. Andò loro incontro con una magnifica rosa che regalò alla giovane coppia, pregandoli di fare la pace stringendo insieme il gambo della rosa, facendo attenzione a non pungersi e pregando perché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore. Così avvenne che un po’ di tempo dopo i due tornarono e chiesero di essere benedetti per il loro matrimonio. La storia si diffuse velocemente e tutti gli abitanti di Terni andarono in pellegrinaggio dal Vescovo il 14 di ogni mese e quel giorno divenne giorno di benedizione. Ma il 14 febbraio del 273 Valentino morì e quindi la data delle benedizioni è stata ristretta solo al 14 febbraio.

E da quel bellissimo giardino pieno del vociare dei bimbi, di fiori e di colori, nasce la quarta leggenda, quella dei colombini: un bel giorno dei soldati vennero, portarono via e imprigionarono Valentino perché condannato dal re al carcere a vita. Valentino pensava ai bambini nel suo giardino e al fatto che non avrebbero più avuto un luogo sicuro dove giocare. Ci pensò la forza del Signore. Fece fuggire dalla gabbia del custode, distratto, due piccioni viaggiatori che Valentino teneva in giardino. Questi piccioni volarono fin dove stava chiuso il loro santo padrone. Si posarono sulle sbarre della sua finestra tubando intensamente. Valentino li riconobbe, li prese e li accarezzò. Poi legò al collo di uno di loro un sacchetto fatto a cuoricino con un biglietto, e legò al collo dell’altro una chiavetta. resizedmarmoreVolando, i due piccioni fecero ritorno al giardino e vennero accolti da tutti gli abitanti con grande gioia. Le persone si accorsero della chiavetta, era quella del giardino di Valentino. I bambini e le loro famiglie, felici, lessero con il custode il contenuto del bigliettino. C’era scritto:”A tutti i bambini che amo…dal vostro Valentino“. E si riaprì così il giardino della gioia.

Le reliquie oggi si possono trovare in parte nella Basilica di San Valentino a Terni, suo paese d’origine, in parte in Sardegna presso la chiesa di Ozieri, e presso il Convento dei Cappuccini a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza. Venerato come santo prima dalla Chiesa cattolica e poi dalla Chiesa anglicana, è considerato il patrono degli innamorati e della città di Terni.

La prima celebrazione della festa di San Valentino fu un paio di secoli dopo la morte, esattamente nel 496, sotto Papa Gelasio I. Questo Papa infatti voleva sostituire la fastosa celebrazione dei lupercalia, festa pagana dedicata ai Lupercali, che erano gli dèi che tenevano i lupi lontano dai campi coltivati e quindi lontani dalle greggi. Erano quindi divinità importanti, da “tenere buone” per evitare il diffondersi di povertà e carestie. In questa festa i Luperici, l’ordine dei sacerdoti addetti a questo culto, si recavano nella leggendaria grotta dove Romolo e Remo erano stati allattati dalla lupa e compivano riti e sacrifici propiziatori. Il sangue degli animali veniva poi sparso lungo le strade della città, come segno di fertilità. Questo accadeva alla metà del mese di febbraio.

Ma l’evento vero e proprio di questa festività, ‘clou’ della preparazione all’arrivo della primavera, era una specie di ‘lotteria dell’amore‘. Qui venivano inseriti e mescolati in un’urna nomi di uomini e che adoravano Dio. Un bambino estraeva a caso alcuni nomi di coppie che avrebbero poi vissuto insieme e in intimità per un anno, perché si compisse il rito della fertilità. E l’anno dopo avrebbe creato nuove coppie! Papa Gelasio annullò questa festa pagana sostituendola con una festività cristiana, fissata nello stesso periodo, ispirata al messaggio d’amore diffuso dall’opera di San Valentino e dalla sua unione in matrimonio di giovani coppie.

Altro particolare curioso che ci tramanda la storia è che prima di essere martirizzato, Valentino si sarebbe innamorato della figlia del suo carceriere e le avrebbe scritto una lettera d’amore firmata “dal tuo Valentino“, la celebre frase arrivata così fino ai nostri giorni.

E così attraverso i secoli, questa ricorrenza ha mantenuto e continuato il messaggio di celebrare il Vero Amore.

 

 

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