Con la breccia di porta Pia del 1870 e il nuovo ruolo di capitale d’Italia, Roma ridisegna il proprio profilo urbanistico, non solo attraverso i palazzi del potere che diverranno simbolo della città, come palazzo Madama e Montecitorio, ma anche con la costruzione dei quartieri oggi detti storici, come Esquilino e Testaccio, oltre che con un implemento della rete dei trasporti, cha va dalla costruzione della stazione Termini ai primi mezzi pubblici, gli omnibus.
La città eterna valorizza finalmente anche l’inestimabile patrimonio artistico, dando inizio, tra i tanti interventi, agli scavi archeologici del Foro Romano.
E’ una città in forte espansione. Nel suo primo censimento da capitale, Roma, nel 1871, conta 244.484 abitanti, un numero destinato a crescere del 150% nei decenni successivi, e che la porterà ad inizio ‘900, ad avere quasi mezzo milione di abitanti.
Uno dei cambiamenti sociali più visibili, è che, accanto alla classe nobiliare che si era contraddistinta durante lo stato pontificio, comincia a formarsi un nuovo ceto sociale, la borghesia, seppure un secolo dopo rispetto alle grandi capitali europee.
I principali interpreti della nuova vita di Roma, sono re Umberto I e la consorte Margherita, che tengono ricevimenti al Quirinale e frequentano i salotti nobiliari, ma non dimenticano di far visita anche agli studenti e ai malati.
Nasce una nuova mondanità, più europea e meno provinciale, che si lascia pian piano alle spalle la Roma pontificia per divenire più laica.
La classe nascente si ritrova a piazza Colonna, cuore politico della città, ai tavolini dei caffè Colonna, Ronzi e Singer, del Giglio e degli Specchi, ma non disdegna la popolare piazza Navona, che dal 1876 comincia ad ospitare le bancarelle dell’Epifania, ed è anche teatro di balli e concerti.
Molto frequentati dagli intellettuali sono l’Associazione artistica internazionale di via Margutta e il circolo della Stampa, ma anche ritrovi più ricreativi, come il circolo della Caccia e degli Scacchi.
Il mondo intellettuale gravita invece intorno alla rivista Cronaca Bizantina, a cui collaborano Giosuè Carducci, il giornalista Edoardo Scarfoglio, la contessa Lara, scrittrice, Matilde Serao e Gabriele D’Annunzio.
Quest’ultimo, in particolare, diverrà una delle figure più rappresentative della Roma del tempo, descrivendone la nuova anima sensuale e licenziosa, sia nella dimensione interiore, come si può leggere ne Il piacere, sia in quella esteriore, cogliendone il senso estetico ricco, pseudo-barocco.
La sua influenza è tale, che la Roma a cavallo tra ‘800 e ‘900 viene definita dannunziana.
E’ sempre in questo periodo, che l’università La Sapienza acquisisce maggior prestigio, l’Accademia musicale di Santa Cecilia e l’Accademia dei Lincei vivono una nuova stagione, in via Panisperna viene aperta una facoltà scientifica destinata a lasciare il segno, e il Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale ospita mostre innovative.
L’opera musicale vive infine un momento quasi irripetibile, grazie alle programmazioni di teatri storici, come Tor di Nona, Argentina, Valle, e di recente apertura, come il Costanzi su via Nazionale.
La Roma di fine ‘800 è però come un ricamo prezioso su un tessuto logoro e liso.
I tanti immigrati provenienti dal centro-sud che si riversano nella città in cerca di lavoro in campagna e nell’edilizia, vivono vite al limite della sopravvivenza, fatte spesso di sfruttamento e incidenti.
Per cercare di risolvere il problema di chi è costretto a dormire sulle panchine dei giardini o sui gradini delle chiese, vengono aperti diversi dormitori, mentre a Testaccio è in funzione una cucina economica per i tanti che non hanno neanche di che sfamarsi.
La tensione sociale è ormai fortissima, e nel 1899 i lavoratori, esasperati, si riversano prima a piazza Cavour e poi a Campo de’ Fiori. A Montecitorio scoppia una bomba.
Il primo maggio del 1890 comincia una serie di disordini, che culminano con l’esplosione della polveriera di Vigna Pia, e il primo maggio 1891, con una rivolta che finisce in 200 arresti.
Nello stesso anno, papa Leone XIII emette l’enciclica Rerum Novarum, con la quale chiede ai governi un aiuto concreto alle fasce di popolazione schiacciate dalla miseria.
Per i lavoratori romani però nulla cambia,come nel resto d’Italia, d’altra parte.
Il clima nella capitale è vicino alla guerra civile, e scoppia una trentina di bombe,tra cui nuovamente una vicino a Montecitorio.
La situazione ha un drammatico epilogo nel 1900 con l’uccisione di re Umberto I a Monza, per mano di un anarchico. Il re viene seppellito al Pantheon vicino al padre Vittorio Emanuele II.
Roma si affaccia al nuovo secolo in un clima di drammatica tensione.
Nel ritratto re Umberto I
Il dipinto di Ettore Roesler Franz, di fine ‘800, rappresenta via della Lungaretta
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