Il Colosseo è il più grande e maestoso monumento
della Roma antica, simbolo della sua grandezza e della sua potenza.
Patrimonio dell'umanità e una delle sette meraviglie del mondo, venne tuttavia
edificato in un momento storico particolarmente difficile della storia di Roma.
Quando la sua costruzione era ormai giunta a termine, sotto l'imperatore Tito,
la città fu infatti devastata da un incendio che durò tre giorni e tre notti e
venne inoltre colpita da una terribile epidemia di peste.
Fu così che nell'80, Tito volle inaugurare il Colosseo con cento giorni di
giochi, per chiedere la protezione degli dei su Roma e allo stesso tempo
risollevare l'umore dei suoi cittadini.
Furono festeggiamenti spettacolari, durante i quali vennero uccise 5000 belve
in 100 giorni.
Il Colosseo richiamò
da quel momento migliaia di spettatori al giorno, diventando il fulcro della
vita di Roma.
Con un'altezza che allora arrivava a 52 metri e un'arena di 3400 metri quadrati,
l'anfiteatro poteva ospitare fino a 70.000 persone, le cui grida di incitamento
e di terrore risuonavano in tutta l'Urbe.
L'ingresso era gratuito, bastava essere in possesso dell'equivalente di una
moderna tessera, in osso, riportante posto a sedere e arcata d'ingresso.
Gli spettacoli si svolgevano durante l'intera giornata, con gli stessi orari in
tutti gli anfiteatri dell'Impero: al mattino le venationes, combattimenti tra uomini e belve, seguite a mezzogiorno
dalle esecuzioni, dette noxii, e
infine nel pomeriggio, dai combattimenti tra gladiatori, munera.
La mattina, durante le venationes, venivano liberati
nell'anfiteatro animali di ogni razza, provenienti da Roma, come tori,
cinghiali, orsi e perfino maiali, oppure catturati nelle provincie dell'Impero,
come leoni, leopardi, gru, elefanti e coccodrilli.
Gli animali, contrariamente a quanto spesso si crede, non
erano affamati per provocarne l'aggressività, ma addestrati per il
combattimento, che poteva essere solo tra animali, oppure tra animali e uomini.
Le bestie, ad esempio un toro e un elefante, venivano spesso incatenate e poi
pungolate, per istigarle a una lotta sempre più cruenta.
Altre volte erano gli uomini, con l'armatura dei gladiatori, a sfidare le belve
in combattimenti all'ultimo sangue, dove il bestiarius
veniva fatto a pezzi, o era destinato a diventare un eroe, modello di forza e
potenza, celebrato in mosaici e bassorilievi.
Alcuni storici dell'epoca sostengono che nelle venationes vennero uccisi 9000 animali, molti dei quali provenienti
dal Nord Africa e dal Medio Oriente, senza contare quelli morti durante i
viaggi, fatto che mise in pericolo già all'epoca l'esistenza di diverse specie.
A mezzogiorno, quando il sole si
innalzava in cielo, al Colosseo era il momento delle esecuzioni.
Nei mesi estivi, per ripararsi dai raggi del sole, era stato predisposto un ingegnoso
sistema di copertura fatto di teli, che dalla parte superiore delle gradinate
si agganciavano a un anello centrale.
Le esecuzioni, dette noxii,
richiamavano infatti un pubblico numeroso durante tutto l'anno, e avvenivano
con le stesse modalità in tutto l'Impero.
Il condannato giungeva al Colosseo tra ogni sorta di umiliazione, e una volta
nell'anfiteatro, la sua esecuzione doveva essere pubblica e servire come monito
per gli altri cittadini.
La sentenza era spesso ‘damnatio ad
bestias', cioè dato in pasto a belve feroci, con modalità che si ispiravano
talvolta alla mitologia. Gli storici riferiscono infatti di condannati le cui
viscere, come nella leggenda di Prometeo, diventavano il pasto di animali
famelici.
Come testimoniano molti mosaici, le esecuzioni erano spettacoli di una violenza
inconcepibile per la nostra epoca, dove tra gli spettatori sedevano spesso le
vittime dei condannati o i loro familiari.
L'incitamento del pubblico era la richiesta di una punizione esemplare verso il
condannato, che doveva morire senza che nessun dolore gli venisse risparmiato.
Gli spettacoli preferiti dai romani
erano però senz'altro quelli tra gladiatori, detti munera, in quanto offerti al pubblico da qualche facoltoso
dell'epoca, che ne ricavava consenso popolare, spesso utile per la sua
carriera.
I gladiatori, che devono il loro nome alla piccola spada con cui combattevano,
il gladio, erano di solito schiavi e prigionieri di guerra, famosi per la loro
aggressività, ma anche uomini liberi, a volte soffocati dai debiti, e qualche
donna.
La loro vita era molto diversa da quella descritta in tanti film, e prevedeva
un addestramento ancora più duro di quello delle migliori scuole militari.
I gladiatori erano dei maestri dell'arte del combattimento, che richiedeva
allenamenti lunghi e molto costosi. Questo spiega perché quella del pollice
verso, con cui nell'arena si decideva la morte di un gladiatore, sia quasi una
leggenda.
In caso di morte, l'organizzatore dello spettacolo avrebbe dovuto infatti
pagare una notevole somma, e inoltre, nessuno avrebbe mai desiderato la morte
dei migliori intrattenitori del tempo.
Alcuni studiosi sostengono che nei quattro secoli e mezzo in
cui si tennero gli spettacoli, nel Colosseo siano morte più di un milione di
persone.
Mai nella storia dell'umanità è avvenuto un massacro tanto
grande, in uno spazio così ristretto.
Il Colosseo, durante tutta l'epoca romana, rimase il luogo dove venivano
celebrati i combattimenti più valorosi ed eseguite le condanne più cruente.
E' tutt'ora il maggiore simbolo di una delle più grandi civiltà mai esistite.
‘Finche esisterà il Colosseo, esisterà
anche Roma; quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà
anche il mondo '.
( Venerabile Beda, monaco e storico
inglese dell' VIII secolo )
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