La zona di produzione è la campagna collinare di Montefiascone, una cittadina immersa nella Tuscia a pochi chilometri da Viterbo e vicino al Lago di Bolsena, tra Gradoli e le Grotte di Castro.
E’ un vino bianco da tutto pasto, limpido dal colore paglierino brillante e dall’odore vinoso che, nel tipo asciutto si abbina molto bene con pesce di lago e antipasti. Il tipo abboccato invece si accompagna bene con dolci fatti in casa della tradizione romana, come la torta di ricotta. Il sapore è armonico e sapido. La gradazione è di 10,5%.
E’ un vino di tradizione antica, che si può definire leggendario. Il nome infatti vino ha origine proprio da una leggenda, con data di nascita certa: il 1111.
In quell’anno Enrico V di Germania con il suo esercito e la sua corte di nobili si stava recando a Roma da papa Pasquale II per ricevere la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, Monsignor Giovanni Defuk o Deuc, fine intenditore e amante del buon vino. Per poter assaporare solo i migliori vini prodotti allora nell’Impero, il vescovo inviò in avanscoperta il suo coppiere Martino, con l’incarico di fermarsi nella locanda di ogni borgo che avrebbe incontrato lungo la strada per Roma, per assaggiare il vino prodotto localmente. Ogni volta che il vino era degno del palato del sovrano, e di quello del vescovo, Martino doveva lasciare un segnale, una sorta di codice, ovvero la scritta “EST”, ovvero “c’è”, sulla porta della locanda, intendendo così “qui c’è buon vino”.
E così fece Martino finché, giunto a Montefiscone, assaggiò il vino di quel borgo incastonato tra le colline dietro il lago, e ne fu talmente entusiasta che volle lasciare al vescovo un segnale speciale quanto il vino appena scoperto. Scrisse quindi tre volte il segnale e lo rafforzò con dei punti esclamativi in un crescendo quasi sinfonico: “EST! EST!! EST!!!”.
Sopraggiunti Enrico V e il vescovo furono a loro volta tanto entusiasti del vino da fermarsi a Montefiscone più del dovuto, per tre giorni secondo la leggenda. Così, in loro onore, il vino prese il nome che ancora porta.
Il vescovo tornò in seguito nel borgo e vi passò il resto della vita. Nella leggenda si sostiene, non senza una chiara ironia, che morì felice proprio dopo aver bevuto un po’ troppo. La sua tomba si può visitare nella bellissima chiesa di San Flaviano, dove si legge l’iscrizione: “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”. La cittadina di Montefiscone ricevette in eredità 24000 scudi in cambio dell’unica richiesta scritta nel testamento dal monsignore: versare una botticella di vino sulla sua tomba ad ogni anniversario della sua morte.
Ancora oggi al vescovo è dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca che fanno rivivere questa leggenda, in agosto durante la Fiera del Vino.
A parte questa nota leggenda, in bilico tra storia e mito, non si può negare che la cittadina di Montefiascone è legata sin dalla sua nascita alla produzione del vino come testimonia l’origine stessa del nome. E’ evidente infatti che deriva da “mons” cioè monte e “flasconis” ovvero fiasco, il tipico recipiente per il vino già noto nel V sec., perciò molto prima dell’arrivo di Enrico V. Nel 1300 lo stemma della cittadina divenne il profilo di sei monti sormontati da una piccola botte, un’immagine allegra di campagne soleggiate e fertili.