Ovvero: la cicoria del Papa è come una medicina.
La “traduzione” stavolta non serve: a parte la “r” al posto della “l” come vuole la parlata strascinata e un po’ pigra del romano, il resto del proverbio è in perfetto italiano corrente.
Eppure il significato di questo proverbio non è così immediato come sembra. Anzi si rivela piuttosto nebuloso. Si potrebbe pensare che il significato “nascosto” è il credere che ciò che cresce nel giardino di Sua Santità ha poteri miracolosi per la salute di chi ha la fede per crederci. O anche che ciò che arriva sulla tavola del pontefice, anche se si tratta di semplice cicoria, ha comunque un valore terapeutico, per il corpo e magari per l’anima.
Ovviamente queste fantasiose interpretazioni non sono del tutto escluse, ma per arrivare al vero utilizzo che si fa di questo modo di dire, e quindi all’interpretazione più corretta, si deve ancora una volta tener presente lo spirito scanzonato e disilluso del cittadino “de’ Roma”. Oltre a ciò, bisogna poi considerare che la cicoria è da sempre una pianta “umile”: è infatti facile da trovare un po’ ovunque nella campagna laziale (e non solo), e cresce spontaneamente senza coltivazione. E’ quindi di poco valore, basta solo coglierla. E, ancora, non si deve dimenticare il fatto che quando si parla di “papa” in questi proverbi si intende colui che ha il potere, che comanda e decide, non necessariamente Sua Santità come era effettivamente un tempo nella città eterna, ma chiunque si trovi in posizione privilegiata.
In conclusione, messi tutti gli ingredienti nel calderone e mescolati bene, il significato più nascosto viene abbastanza facilmente alla luce: si può sintetizzare con la frase “Un piccolo aiuto, appena sufficiente, di un potente guarisce ogni male”.
Insomma l’intervento, anche se minimo, anche se fatto con sufficienza e noncuranza, quasi buttato lì come un favore di poco valore (come appunto la cicoria) da parte di chi ha il Potere (con la P maiuscola), diventa un potentissimo elisir che “guarisce” e risolve ogni problema.
Si potrebbe anche dire, quindi, che un aiuto che è solitamente di poco valore o addirittura se fornito da un qualsiasi mortale non risulta nemmeno essere un vero e proprio aiuto, elargito invece da chi è potente acquista automaticamente un valore aggiunto notevole e determinante per l’andamento dei fatti che ne conseguono. Perché si può sempre usare il favore ricevuto o la conoscenza diretta del potente come passaporto, come garanzia, come chiave che apre ogni porta. Basta, d’altronde, solo lo spettro (oggi si può dire l’avatar) di chi potrebbe rovinarti l’esistenza con un cenno, a preoccupare chiunque si trovi nella contingenza di aprire la giusta porta, almeno in situazioni che non seguono regole o leggi tranne la legge del più forte.
Un proverbio sempre attuale, si potrebbe quasi dire eterno come la nostra città. E dal significato opportunamente celato per non offendere la suscettibilità di nessuno! Ma decisamente incisivo per chi ne sa cogliere o ne conosce bene il significato, con toni di graffiante sarcasmo.