Ovvero: amico di tutti e di nessuno è la stessa cosa
Sembra di sentire una chiosa relativa alle vicende politiche dei nostri giorni. Chi ci governa fa nuovi accordi ogni settimana, talvolta meno, con uno o con l’altro o con l’altro ancora. Due parti (o almeno due esponenti di due parti) che sembravano opposte (o almeno non proprio in sintonia), si ritrovano sulla stessa lunghezza d’onda e preparano insieme un’alleanza come se si trattasse di un patto di eterna fedeltà e fratellanza, come se finalmente avessero trovato nell’altro il partner ideale per portare avanti un disegno di ricostruzione della Nazione, come se dopo tanto tempo speso a far capire al mondo la loro visione avessero finalmente trovato solo ora e solo con questo partner un terreno comune per renderla concreta.
Quando poi, tre giorni dopo, litigano pubblicamente, si rinfacciano a vicenda l’incapacità di fare e di dire, insomma si disprezzano cordialmente, hanno anche la faccia tosta di negare di essere mai stati d’accordo, e sono ben attenti a non citare le precedenti quindici volte in cui hanno ripetuto lo stesso balletto.
Questo proverbio ben si adatta a questi figuri, e forse a buona parte dei politici di tutti i tempi, visto che chi si dedica alla politica sembra accanirsi ad avere come unico vero amico sé stesso. Insomma a chiudere, più che ad aprire. Ma ciò che talvolta sfugge (un po’ a tutti) è il fatto che, in democrazia, ogni volta che si fanno accordi con una o l’altra parte politica, si sta tacitamente facendo un accordo con gli elettori di quella parte (che non è detto peraltro che si troverebbero d’accordo in ogni specifico caso), quando si offende uno o l’altro partito, si stanno tacitamente offendendo i sostenitori di quel partito.
Il proverbio non si riferisce direttamente alla politica. Ma è capitato a molti nella vita privata di incappare in persone così, che si dichiarano grandi amici, promettono, assicurano e garantiscono e poi … danno buca. Nel migliore dei casi spariscono, nel peggiore tornano, con una faccia più tosta che mai, e mettono scuse a volte credibili altre volte idiote, e ricominciano. E’ a tutti evidente che questi “amiconi” si preoccupano solo dei loro interessi personali. Specialmente quando li si coglie a far le stesse promesse ad altri. Così dopo due o tre volte che ci si “casca”, non ci si “ricasca” più. Insomma, non ci si crede più al cosiddetto “amico per la pelle” e si riconosce di aver sbagliato a fidarsi troppo. Ci si sente ingenui, si prova quasi un senso di colpa per essere stati creduloni. Ci si arrabbia prima con sé stessi, poi con il millantatore. Si medita la vendetta. E talvolta arriva il riscatto personale, che può andare dalla totale indifferenza, alla presa in giro, alla rivincita, fino allo “sputtanamento” (citando Cochi e Renato)…
Ma non con i nostri (soliti) politici. Con loro si continua a “cascarci” ogni volta. Ci si incaponisce a credere (o almeno a sperare) che sono davvero dalla nostra parte. A fidarsi. Perché?