Ovvero: cento anni di pianti non pagano un soldo di debiti
Siete indebitati fino al collo? Avete un passivo colossale? Non sapete più a chi chiedere un prestito? Inutile piangere o lamentarsi: siete nei guai e dovete trovare una soluzione… senza lacrime!
E’ così da sempre e, per quanto banale, esplicitarlo in una semplice frase aiuta a circostanziare il problema. Quando ci si sente alle strette per questioni di denaro si tende a perdere la fiducia. Di più: a disperarsi. Si pensa di non avere più via di scampo, non si trova una soluzione percorribile, non si sa in che direzione guardare per trovare un aiuto. La reazione è quella tipica del bambino in preda al panico quando non vede il genitore e crede di essere stato abbandonato in un mondo pericoloso e sconosciuto: il pianto dirotto. Inutile, sì, ma istintivo. Una richiesta di aiuto naturale.
Così uomini di mezza età e donne in carriera trattengono le lacrime di fronte agli altri, per dignità o per vergogna. Ma poi di nascosto, in un angolo, si lasciano andare ad una lagna senza fine, singhiozzando e piagnucolando. In un atto liberatorio ma totalmente vano, drammatico ma teatralmente ridicolo!
Questo stesso panico, questo senso di disperazione senza rimedio, insieme con l’imbarazzo di non avere abbastanza denaro, sono alla base della minaccia che la società in cui viviamo ci propina ogni giorno: se non hai e non spendi denaro non conti niente, ti annoi, rinunci alla vera vita. Ma per fortuna puoi avere un prestito! Tranquillo! Potrai poi ripagarlo in comode rate!
… fregato!
Anche se le statistiche riportano il dato secondo cui gli italiani sono mediamente tra i meno indebitati in Occidente, comunque le occasioni di legarsi mani e piedi alle banche ed alle finanziarie sono innumerevoli e perfino in aumento. Dal mutuo alle rate per pagarsi le vacanze, l’indebitamento di ciascuno cresce esponenzialmente di anno in anno.
Una volta costretti a ripagare i prestiti ricevuti, si è disposti a tutto. Si corre come criceti in ruote bloccate, senza meta o direzione, perdendo il senso della realtà, terrorizzati dall’idea che la banca di turno possa pignorarci i mobili o l’automobile. Così si accetta di fare un lavoro che non ci piace con un orario assurdo, rinunciando ai propri diritti, ma non al SUV con il navigatore, rinunciando ad un pomeriggio di sole al parco, ma non al televisore ultrapiatto da 56 pollici, sacrificando il tempo da passare con le persone importanti, ma non la serata nel locale più in del quartiere.
Eppure in una società così rigidamente strutturata è difficile trovare un’alternativa anche solo per avere un tetto sulla testa e una famiglia da metterci sotto. Difficile, non impossibile. Pur vittime di questo sistema, piangere non ci regalerà una soluzione. Cedere alla tentazione di farsi prendere dalla disperazione, e dal panico, dà più potere a chi ha già potere decisionale sulla nostra vita e lo sottrae a noi. Calmiamo i singhiozzi, asciughiamoci i lacrimoni e usciamo a cercare una strada diversa!