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Quanno er popolo fa la storia, pure er Doria perde la boria

popoloOvvero: quando il popolo fa la storia, anche il principe perde la boria (Doria è una delle tante famiglie principesche di Roma).

In questo proverbio, ancora una volta in rima, si sente tutto l’orgoglio del popolo, non solo romano, della forza che ha … o che potrebbe avere se solo…
Si sente spesso dire che la storia è fatta da tutti, soprattutto dalle persone comuni, semplici, poco note e, almeno apparentemente, poco importanti. E’ sempre difficile dire come vanno davvero le cose utilizzando frasi brevi e lapidarie. Anche questa visione, pur affascinante, risulta opinabile, se non altro parziale, forse un po’ romantica e sicuramente dettata da una certa speranza.
Ciononostante, questo detto si riferisce in particolare non tanto al quotidiano, ma piuttosto a quei momenti in cui un popolo, stritolato dalla fame e dalle ingiustizie, portato allo stremo delle forze e abbandonato dai suoi governanti, finalmente si ribella. Arrivato a tal punto, e purtroppo non prima, pretende alcuni diritti fondamentali con la forza della disperazione. In quei frangenti la voce che si fa sentire è quasi esclusivamente quella della violenza cieca e vendicativa. E anche il più tranquillo, sicuro e protetto dei governanti viene assalito dal terrore dell’irrazionalità aggressiva caratteristica della massa inferocita.
E a buona ragione.
Sa bene, infatti, di non poter più controllare quei ribelli, considerati pecore fino ad un attimo prima, e perde la boria, quella sua aria di sicurezza e sfoggio di potere di cui si era permeato così a lungo, mostrando un’unica maschera al suo popolo.

Un’altra nota frase è: la storia si ripete. Ma mai identicamente, si dovrebbe aggiungere. Anche se in una visione d’insieme, spesso a posteriori, è facile vedere i percorsi sempre uguali, talvolta proprio ciclici, degli umani nei decenni e poi nei secoli, i fatti che li vanno a comporre, di cui siamo protagonisti e che viviamo in prima persona, non sono altrettanto semplici da collocare, a priori, nel grande disegno.
Non solo. La nostra visione è spesso parziale, ravvicinata, emotivamente coinvolgente. E questo vale anche per il Doria di cui sopra, per il potente di turno insomma, che talvolta ha più informazioni e quindi più tessere del puzzle, ma resta umano nelle sue valutazioni e nelle sue debolezze, anche quando sembra dimenticarsene.

A guardare bene, pare quasi che questi discussi potenti personaggi procedano per tentativi: si impegnano a fare qualcosa di buono per il popolo secondo il loro ruolo, ma intanto fanno anche qualcosa per interesse squisitamente personale. Qualcosa di non eccessivamente eclatante, che può rientrare, con una buona scusa, nel normale iter di governo, o che può essere facilmente nascosto agli occhi delle masse.
E gli va bene.
Certo, perché il popolo, anche se e quando capisce, perdona ed accetta pazientemente, con la certezza che il suo leader continuerà anche e soprattutto a fare bene. Anzi ora che si è tolto quel problemino, farà anche meglio.
E invece no.
Il potente prende confidenza, e la volta successiva fa una mossa un po’ più evidente, ancora mirata solo al proprio benessere. E il popolo ancora lo perdona, magari adducendo la scusa del “tanto sono tutti uguali”.
Incredibile.
Tanto che forse all’inizio non ci crede nemmeno lui, il nostro personaggio. E’ sbigottito. Ma si impegna ad andare avanti. Si impegna soprattutto a non mostrare dubbi, a dare sempre un’immagine buonista, serena e superiore. Talvolta anche un po’ boriosa, per rimanere in tema. Osa sempre di più, fino a quando si convince, lentamente ma inesorabilmente, che è ormai intoccabile, che può fare impunemente qualsiasi cosa e che il popolo, comunque, sarà e resterà ancora a lungo, se non contento, almeno tranquillo. Insomma “bono”, per dirlo alla romana.
Anche perché è probabile che nella sua testa aleggi la convinzione che, rispetto a quello che voleva fare, si è trattenuto, ha perfino rinunciato a qualcosa! E poi?

Sorge spontanea la domanda: perché va sempre a finire allo stesso modo? Eppure si poteva evitare … se invece di montarsi la testa … se invece di staccarsi dalla realtà … se invece di perdere la misura …
Ah già, un’altra frase celebre sulla storia torna prepotente alla mente: la storia non si fa con i “se”.

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