Ovvero: Preghiamo Dio che l’estate sia in estate e l’inverno sia in inverno
Abbiamo scelto un proverbio stagionale in una stagione non esattamente proverbiale! In effetti quest’anno il clima ha tradito le aspettative di tutti noi più volte, facendoci trovare fin troppo spesso il brutto tempo in estate e il caldo in inverno. Sconvolgimenti climatici preannunciati, che dipendono, sembra, da vari e numerosi fattori tra i quali quello umano è e resta tra i più preoccupanti, portano problemi e disagi di cui ci si accorge soprattutto nel weekend o in generale per la stagione turistica, ma che in realtà portano conseguenze assai più gravi ed a lunga scadenza.
Gran parte delle popolazioni del mondo occidentale sono ormai abituate a vite da città, o comunque non direttamente collegate al mondo agricolo. Ma si continua comunque a dipendere principalmente da un ecosistema in equilibrio precario, in cui la terra, le coltivazioni e gli allevamenti costituiscono la fonte principale di sopravvivenza. Nonostante i numerosi metodi alternativi e la ricerca rivolta a trovare sistemi diversi e molto efficienti per produrre cibo sufficiente per tutti, in questa parte del mondo le stagioni hanno ancora, e per fortuna, una forte influenza nel sostentamento e nell’alimentazioni di tutti noi. Per non parlare poi dell’altra parte del mondo, quella meno industrializzata e più povera, dove spesso le tecniche utilizzate in agricoltura e pastorizia sono quelle più tradizionali: in quei posti quasi tutto dipende dall’inesorabile alternanza di piogge e siccità, quest’ultima apparentemente in aumento rispetto alla prima con drammatiche conseguenze, come è facile immaginare.
E ancora non si possono dimenticare gli stravolgimenti di ecosistemi che mettono in pericolo la sopravvivenza di intere specie animali. Non ci siamo solo noi esseri umani su questo pianeta e dovremmo tenerlo ben presente. Ma anche per coloro che non si preoccupano del resto del mondo animale, vale la pena ricordare che l’unico sistema in cui, per il momento, riusciamo a sopravvivere è unico e chiuso su stesso: pianeta e atmosfera terrestre. Questo significa che un cambiamento, che può essere l’estinzione di una foca nell’Artico, determina una reazione a catena che necessariamente arriverà ad influenzare, col tempo, tutto il pianeta.
A questo punto, in questo secolo di rinnovata consapevolezza del valore della natura (rinnovata perché anticamente il rispetto era totale), in cui ancora però non si riesce a fare il passo completo nell’azione di difesa dell’ecosistema, questo vecchio proverbio romano sembra attualissimo. Certo il suo significato, come sempre accade, non si ferma a quello delle sue parole, va letto tra le righe ed ha uno spessore maggiore. Sembra però ora assumere anche un significato letterale molto importante e profondo. Anche se per una volta non è il caso di seguire effettivamente alla lettera il consiglio dato ed affidarsi al 100% al “Padreterno”. Visto che come umanità siamo in grado di fare notevoli danni, ma anche di ripararli e di sviluppare grandi idee per migliorare la nostra condizione di vita, è il caso di darsi da fare in prima persona. E in fretta. Altrimenti non ci resterà, in effetti, altro che pregare!