Questo proverbio davvero simpatico, ma anche sarcastico e con una dolente nota di tristezza, gioca con le parole. Trino, ovviamente, si riferisce alla trinità del Dio cristiano costituita da Padre, Figlio e Spirito Santo, quattrino invece si riferisce al modo di indicare il soldo nel dialetto romano (di solito al plurale, i quattrini sono i soldi). Come dire che il dio che conta di più nella vita terrena è il denaro: un’affermazione difficile da smentire. Era difficile essere in disaccordo in passato, figuriamoci di questi tempi!
A 10 anni dall’inizio del nuovo millennio ci si rende conto chiaramente che il Novecento si è definitivamente chiuso e che rimane poco di ciò che di buono aveva portato. Gli ideali, così determinanti per la storia di quel secolo, sono ormai caduti “in disuso”, tristemente fuori moda come un vecchio vestito. Le rivoluzioni condotte per l’emancipazione, la libertà di espressione e l’apertura a nuove culture, nate dalle ceneri di regimi e guerre che tanto dolore e ingiustizia avevano portato, sono ora criticate e rivisitate con una punto di vista talvolta antistorico e, spesso, fazioso. E ancora l’amore per il progresso, la scienza, la tecnologia e la ricerca sopravvive esclusivamente là dove c’è un interesse, un secondo fine a giustificarlo, perdendo così il suo significato di “amore”.
Ciò che invece ha superato indenne tutte le difficoltà del tempo ed è entrato trionfante in questo secolo, per nulla intaccato da scelte etiche o pratiche, è lui … il Capitalismo. Nato assai prima del secolo scorso, ha trovato nel Novecento grandi sostenitori e strenui oppositori e alla fine ne è uscito, a detta di chi lo ha sempre sostenuto, vincitore indiscusso ed indiscutibile. Rispettato e temuto, idealizzato e persino, talvolta, follemente amato, il Capitalismo è la forma di potere primaria, la linea a cui tutti i governi, prima o dopo, si piegano. Anche quando rivela i più orribili e catastrifici tra i suoi difetti, le critiche sono ormai appena accennate e comunque mai rivolte alla forma nel suo insieme, ma solo ad alcuni suoi particolari aspetti. Sembra quasi che, come un vero Dio, nessuno osi offenderlo, essere “blasfemo” nei suoi confronti o nei confronti del suo elemento principe, il denaro appunto.
Perciò cosa c’è di più attuale di questo vecchio proverbio? Ora che si è più che mai convinti che la ricchezza non solo porti la felicità, ma sia soprattutto l’unica via per sopravvivere, per essere “salvi” alla fine di tutto e per permettere anche alla propria prole di “salvarsi” sempre e comunque, al di là delle ingiustizie, degli eventi inaspettati, dei problemi (che siano di salute o puramente estetici), cosa c’è di più simile all’idea che l’essere umano ha di Dio? Si può riconiare, in questa visione, la frase di San Paolo “Se il Denaro è con noi, chi sarà contro di noi?”.
Sembra in effetti sempre più utopistica l’idea di mettersi contro il denaro e, soprattutto, contro chi ce l’ha. E se osi anche solo a parole, sei un illuso idealista che non otterrà mai nulla e non vincerà mai nessuna battaglia perché l’ira di Dio (si intende il dio denaro naturalmente) si scaglierà contro di te!