euro_rotola
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Li quattrini so’ tonni e ruzzicheno

euro_rotolaOvvero: i soldi sono tondi e rotolano.

Non si può dire con assoluta certezza se ciò che è racchiuso in questo proverbio è più una speranza o un timore. Certo dipende dai punti di vista. Può essere infatti usato come mero avvertimento, per chi è o almeno si sente ricco e al sicuro (in questo caso si dovrebbe dire quindi “i soldi sono tondi e rotolano via, lontano”), o come incoraggiamento, per chi invece fa fatica a pagare le bollette e spera in un cambiamento, magari in un nuovo lavoro o più direttamente in una vincita alla lotteria (in tal caso suonerebbe meglio dire “i soldi sono tondi e rotolano ovunque, quindi possono arrivare rotolando anche da te”). 

soldiE proprio a proposito dei due significati leggermente diversi, il modo di dire è particolarmente adoperato nel gioco d’azzardo: immaginate un piccolo bar in una stradina stretta del centro con una sala fumosa dietro una porta chiusa con quattro o cinque amici dall’inflessione romana molto accentuata intorno ad un vecchio tavolo. Non ce n’è più molti, ora si tende a giocare in luoghi preposti solo a quello. Ma qualche posticino così ancora si trova.
Anche in questo caso (e non a caso) l’uso che se ne fa è in entrambi i sensi, ovvero per chi fino ad un attimo prima perdeva e comincia improvvisamente a vincere, o, ahimè, nel caso opposto, quasi a giustificare l’essere stati abbandonati dalla dea Fortuna senza nessun preavviso.

Per mero opportunismo si dà colpa o merito direttamente all’oggetto della vincita, immaginando le monete che decidono di propria spontanea volontà di rotolare in folto gruppo da una parte all’altra dello stesso tavolo e, con una chiara metafora, portare una vittoria che non si ottiene per merito, ma per volontà del destino. In effetti niente di più appropriato in un ambito ludico o di semplici scommesse. Nella vita quotidiana invece da questo correre e rincorrersi di monete da una parte all’altra senza merito ma per puro caso, ne potrebbe conseguire una certa amarezza!

Quello che ancora una volta si riconosce tra le righe è infatti il sarcasmo, tipico della più nota romanità, assai evidente nel considerare che, comunque vadano le cose, non ci si può sentire mai troppo sicuri di sé e del fatto che, una volta acquisito uno status, le cose restino così per sempre. Direi anzi che si coglie quasi un leggero (?) godimento, da parte di chi pronuncia la nota frase, nel constatare che qualche volta i più fortunati, che mostravano con orgoglio il loro stato di benessere, si ritrovano loro malgrado dall’altra parte. E allora sì che sono guai per l’uno e gioie per l’altro.
In effetti il cittadino romano per eccellenza non vede l’ora di vedere il suo avversario dall’altra parte della sponda (che spesso è anche la sua) per godere di una certa rivincita e, magari, riversargli addosso una massima come questa, per vederlo così sprofondare definitivamente nella disfatta, verde di rabbia.

Insomma: speranza, paura o invidia? O magari altro? I proverbi, un po’ come le favole, sono aperti a interpretazioni, e volendo anche ad una morale, del tutto personali.

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