I punti in comune non si fermano all'assonanza tra le due parole. L'attuale Romania fu infatti oggetto di mire espansionistiche fin dai tempi di Cesare, che però venne assassinato prima di riuscire a conquistarla, e divenne provincia romana con l'imperatore Traiano nel 106 d.C.
I quasi due secoli che seguirono finirono per legare la Romania all'Italia per motivi storici, etnici, culturali ed in particolare linguistici, essendo la lingua romena neo-latina.
Un territorio comune che a volte si preferisce ignorare, ponendo invece l'accento su differenze e luoghi comuni.
L'immigrazione romena in Italia è cominciata negli anni '90.
In quasi vent'anni la comunità romena è diventata nel nostro paese quella con il maggior numero di residenti, la seconda per forza lavoro, contribuendo all'1,2% del Pil nazionale.
E' il Lazio la regione italiana con il più alto numero di residenti provenienti dalla Romania, circa 200.000, dei quali la metà vive a Roma.
Le zone sono quelle dei quartieri Casilino e Prenestino a sud-est, le zone a nord ( Tor di Quinto, Labaro e La Storta), e i comuni del litorale a nord della città.
Lavorano principalmente in campo edilizio (32,5%), e domestico (20%), ad esempio come badanti, ma mediamente un nucleo familiare di tre persone guadagna circa 979 Euro al mese, un reddito considerato al di sotto del livello di povertà.
Secondo un'indagine Caritas, il 26% dei lavoratori non ha però un contratto regolare. L'entrata della Romania in Europa nel 2007 ha migliorato la situazione in termini di stabilità lavorativa, e di conseguenza di diritti pensionistici e previdenziali, ma la strada da percorrere è ancora lunga.
Una considerevole parte dei romeni che arrivano in Italia sono diplomati e laureati, e hanno qualifiche e competenze professionali medie o alte, come infermieri, informatici, insegnanti e medici, ma in rari casi riescono a trovare un'occupazione adeguata, a causa di problemi burocratici o del mancato riconoscimento dei titoli di studio tra la Romania e l'Italia.
Questo è da una parte uno spreco di professionalità, e dall'altra un'occasione mancata per una migliore integrazione e la costituzione di un gruppo intellettuale che potrebbe essere un esempio e un modello per gli altri.
I romeni si integrano infatti piuttosto velocemente a livello culturale, grazie all'apprendimento dell'italiano, che la maggior parte di loro usa correntemente, e la fiducia nel nostro sistema scolastico, ma pensano che un vero inserimento nella società possa avvenire solo tramite un'adeguata condizione di lavoro.
L'Italia è un paese dove l'immigrazione è un fenomeno recente rispetto ad altri paesi europei come Francia o Germania, dove si è già alla seconda o terza generazione di stranieri.
L'integrazione è un processo ai primi passi, che è stato messo alla prova dai noti episodi di cronaca che negli ultimi mesi hanno visto coinvolti cittadini romeni.
Gli italiani lamentano spesso problemi di sicurezza, mentre i romeni temono che le nefandezze commesse da pochi vengano associate all'intera comunità, e come è emerso in un'indagine della Caritas, chiedono ‘maggiori politiche di integrazione, stessi diritti e stessi doveri'.