Se dalla costa pugliese si “allunga” l’occhio un po’ più in là si riesce a scorgere un piccolo paese: il Paese delle Aquile o Albania.
Eh sì, gli albanesi sono nostri “vicini di casa”.
E noi, cosa conosciamo di questo paese? A parte quegli stereotipi, nati troppo spesso dalla generalizzazione di fatti di cronaca, cosa conosciamo della loro cultura e della loro storia? Qual è la prima cosa che pensiamo appena ci capita di interfacciarci con un cittadino di origine albanese? Forse nulla o forse qualcosa che abbiamo acquisito da quei fatti di cronaca riportati nei notiziari e sui giornali.
Andare alla scoperta e conoscere una comunità straniera che vive la sua quotidianità e opera nella nostra città è un valore aggiunto al nostro essere cittadini e ai nostri modelli culturali di riferimento.
Secondo gli studiosi di sociologia e di storiografia gli albanesi sono arrivati in Italia in nove periodi diversi. Gli albanesi “nostri” coetanei, quelli arrivati con l’ultimo flusso migratorio, sono approdati sulle coste e nelle città italiana dal 1990 in poi.
Nel mese di giugno 2012, l’Albania arriva alla Casa del Cinema di Roma (Largo Marcello Mastroianni, 1) con una rassegna dedicata proprio alla produzione cinematografica albanese. Per l’evento, nato in concomitanza ai festeggiamenti per il Centenario dell’Indipendenza dell’Albania, sono stati selezionati 8 film, prodotti dal 1995 al 2011, i cui temi erano diretti all’analisi della tragedia sociale dell’emigrazione, e delle tensioni di quel processo di modernizzazione passato alal storia come contraddittorio. I film in rappresentazione (Slogans, Colonello Bunker, Honeymoons, Tirana Anno Zero, La Tristezza della Signora Schneider, Notte senza Luna, La Morte del Cavallo e Amnistia) sono stati apprezzati soprattutto per la rappresentazione del turbinoso processo del popolo albanese verso gli ideali di libertà, democrazia e riappropriazione della dignità collettiva e individuale.
Ma l’Albania a Roma è soprattutto un popolo. E’ la quarta comunità (secondo i dati del Dossier Statistico 2011) straniera presente sul territorio, formata da studenti che nelle scuole della capitale sono il 5,9% degli stranieri, ma anche da operai, da collaboratrici domestiche e da imprenditori (soprattutto nel settore dell’edilizia). Interessante è la realtà della Ballushi Genc Sartoria, in Via Garigliano 64, gestita da albanesi.
Molte sono anche le associazioni che operano nella capitale in vari campi al fine di avvicinare il popolo e la cultura albanese al popolo italiano oltre a tutelare i diritti dei lavoratori albanesi e degli studenti albanesi e a tale scopo troviamo l’Associazione Besa, l’Associazione Europea Studenti Albanesi, l’Associazione Scuola Albanese, e l’Associazione Umanitaria-Culturale. Invece, nel 2000 è nata l’Associazione culturale italo – albanese Occhio Blu-Onlus come risposta all’immagine ingiustamente negativa dell’Albania creata dagli stereotipi tanto da identificarvi l’intera popolazione albanese.
I cittadini di origine albanese che vivono a Roma possono professare la loro fede nella chiesa di San Giovanni della Malva, nel quartiere Trastevere. La struttura funge anche da luogo che offre ospitalità alla comunità etnica albanese.
E a proposito di ospitalità quella albanese inizia proprio dalla cucina. Una cucina dal carattere ben definito che “prepara”, come in tutte le comunità dove gli animali svolgono un ruolo importante, piatti con una predominanza di carne di manzo, di montone, di capra, di vitello, e pochissima carne di maiale insieme ai formaggi. I piatti di “tutti i giorni” in questa cucina sono i piatti a base di fagioli bianchi, patate, cipolle e molte verdure.
Quindi, la cultura albanese è un elemento di ricchezza per il popolo italiano, proprio perché questa etnia porta con se tradizioni, usi, costumi e gastronomia originali e diversi.