C’è un popolo e le sue tradizioni. E poi c’è l’Italia e Roma. E mentre l’Italia festeggiava solo un anno fa i 150 anni dell’Unità e i 140 anni di Roma Capitale d’Italia, un popolo proveniente dall’est Europa presenziava la festa “Arte e amicizia. Tutti uniti a Roma, la città eterna” in onore dei 1330 anni dalla fondazione della sua nazione. Quest’incrocio di date e di eventi che casualmente la storia ha ascritto tra le righe di due nazioni e di due popoli ci conducono alla scoperta del popolo bulgaro.
Un’antica leggenda racconta che “tanto tanto tempo fa, nel lontano Est, vicino alle montagne più alte del mondo, che si chiamavano Himeon e Himai, e oggi si chiamano Himalaia, c’era un regno di nome Balhara.Un giorno in questo regno delle persone malvagie rubarono un neonato dalla sua culla…e un capriolo con il suo latte lo nutrì come fosse un suo cucciolo…da questo buono e virtuoso bambino discende il popolo dei bulgari. E così quando i bulgari, 1200 anni fa, scrissero per la prima volta la loro storia, essi misero per primo il suo nome: Avitohol, il figlio del capriolo e la loro nazione si chiamò Bulgaria.”
Il tempo ha scritto così di anno in anno la storia di un popolo. E dal 1° gennaio 2007 i bulgari insieme ai rumeni sono diventati cittadini dell’Unione Europea e come previsto dal Trattato istitutivo della Comunità Europea godono del diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri e in Italia.
Questa nuova realtà internazionale, interculturale, interreligiosa e in alcuni casi anche imprenditoriale è stata motivo sin dall’inizio di prospettive di scambio tra autoctoni e persone provenienti dall’est Europa. In sintesi si è diventati “tutti un po’ più ricchi”. I bulgari regolarmente residenti sul territorio della Capitale al 31 dicembre 2005 erano, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno, 3.474 con una forte presenza nell’area Nettunense e con una spiccata tendenza al lavoro domestico.
I romani, di questa comunità hanno imparato presto a riconoscere alcuni tratti distintivi caratterizzanti la loro quotidianità. Hanno avuto modo di avvicinarsi a modelli culturali tipici di un popolo che a pari di altri nella migrazione hanno ricercato benessere economico e riscatto sociale. In primis il popolo bulgaro si presenta al cospetto di chi li ospita, durante i momenti più intensi come per esempio feste e manifestazioni o battesimi e matrimoni, con la sua musica: una combinazione intrigante di melodie turche, russe e bizantine.
Dal 2006, inoltre, in Via Madonna di Campiglio 6, aRoma si trova anche l’Accademia d’Arte e Cultura Bulgara “Boris Christoff” (telefono 06.3312704 – email: istbulroma@yahoo.it) che rappresenta l’Istituto Bulgaro di Cultura. L’edificio dove ha sede l’Istituto è di proprietà dello Stato bulgaro, acquisito tramite la donazione del cantante lirico bulgaro Boris Christoff. Lo Stato bulgaro può così inviare per la specializzazione all’Accademia artisti di talento. Nella sua veste di Istituto di Cultura, le attività dell’Accademia sono rivolte soprattutto alla diffusione della cultura bulgara in Italia in tutti i settori dell’arte. L’Istituto è inoltre dotato di una biblioteca e di una cineteca.
E poi se si ha la fortuna di incontrare e stringere amicizia con un cittadino bulgaro allora non mancherà la possibilità di avvicinarsi anche a quella che è la gastronomia tipica di questo popolo. Tratto distintivo dei loro piatti è il sapore piccante e l’abbondanza di forti condimenti come il peperone piccante, origano, prezzemolo, santoreggia, pepe nero e paprica rossa.
E a differenza di altre cucine, come la cinese o la francese, la cucina bulgara è più semplice e meno varia, ma non meno saporita. Ingredienti tipici dei piatti più comuni sono i fagioli bianchi, il cavolo, le zuppe, la carne di maiale o di agnello e lo yogurt, al quale è attribuita la longevità dei bulgari.
Per cominciare il nostro viaggio nell’universo dei piatti tipici della cucina bulgara si consiglia la Tarator, zuppa fredda di yogurt battuto con acqua, cetrioli trocedaos in dadi, prezzemolo o finocchio, noci macinate, sciupo e olio, oppure la popolare zuppa Shkembe Chorba, a base di budella di agnello o di maiale, condita con aceto ee aglio. E a seguire tra le insalate consigliamo la Shopska Salata, preparata con pomodoro, cetriolo, peperone arrosto e delizioso formaggio bianco grattato.
Per continuare c’è poi la Kebapcheta, polpette allungate di carne di vacca e maiale molto condite e fatte alla griglia o la Musaka che a differenza di quella greca fatta con le melanzane, quella bulgara si fa con patate e carne macinata.
Per ciò che riguarda, invece, la professione della fede del popolo bulgaro che risiede nella Capitale c’è da dire che tra le chiese patriarcali dell’Europa dell’Est, quella bulgara è l’ultima ad avere aperto ufficialmente una parrocchia in Italia. Risale infatti al maggio del 2003 l’inaugurazione della parrocchia di Roma, nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio vicino alla Fontana di Trevi. Tratti distintivi di questa Chiesa è l’uso della lingua slavonica accanto a modelli cultuali più vicini a quelli del mondo greco.
“Noi rappresentiamo i cittadini bulgari che vivono e lavorano in Italia. Abbiamo fondato l’Associazione Culturale Italo-Bulgara La Fenice con l’aiuto dell’Ambasciata Bulgara e del Comune di Roma”, con queste parole ha inizio la presentazione del sito internet (http://www.italiabulgaria.org) del Centro Culturale che si pone, nel cuore di Roma tra Castel Sant’Angelo e San Pietro, come punto di riferimento per qualsiasi cittadino bulgaro, al fine di contribuire alla diffusione e alla conoscenza della cultura, della lingua e delle tradizioni bulgare.
Il nostro viaggio volge oramai alla fine.
I bulgari: un popolo e la sua storia che si sfoglia tra le pagine di una città. E Roma: una città multietnica che sa accogliere e raccontare storie di popoli che vanno e vengono.