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La comunità serba si mostra a Roma

Serbia2Jelena è una piccola bambina. E’ figlia di Natasha e Nikolin. Vivono a Roma ma hanno origini serbe. Sono arrivati a Roma dalla Ex-Jugoslavia più di venti anni fa e Jelena è figlia di quest’Italia. Altri bambini che vivono nella Capitale hanno le stesse origini di Jelena. E tutti loro insieme rappresentano il vero segno e il vero sogno del futuro di questo popolo.

Le loro famiglie di origine sono arrivate a Roma mentre l’Italia avvertiva le conseguenze della crisi della forma non-autarchica del socialismo jugoslavo. All’alba di quel giorno alcune migliaia di persone della Serbia e dell’Erzegovina e soprattutto della Bosnia e del Montenegro si andavano diffondendo nel centro-nord Italia, in particolare a Torino, a Milano, nella fascia tirrenica toscana e a Roma.

Roma è diventata così la patria di una piccola comunità serba.

Nel 2010 i cittadini serbi censiti sul territorio laziale ammontavano a 1.225 di cui il 53,6% erano maschi. Il dato in questione registrava un decremento rispetto all’anno precedente del 23%.

Dalla Ex-Jugoslavia sono così arrivati nella Capitale non solo i serbi Trajkovic, i rom Rudari, i Jovanovic e i Nikolic, i rom Kanjarija, tutti di religione cristiano-ortodossa, ma anche i bosniaci rom khorakhanè Halilovic Hadzovic e Ahmetovic e i montenegrini Salkanovic (khorakhanè: musulmani), i Cizmic, gli Hamidovic, i Sejdic, i Hrustic portando con sé modi di vita e abitudini familiari che erano già superati dai rom e dai sinti che si erano stanziati qualche decennio prima sul suolo italiano.

signore e signori la serbiaJelena è soprattutto figlia di una immigrazione vera. Una immigrazione che ha un odore, un tempo, una fatica, dei volti: un cortile da lasciare, una scuola, un amico. I suoi genitori sono gli “artefici” reali di questa immigrazione: un giorno, quando erano ancora bambini, sono partiti con le loro famiglie d’origine per un posto lontano con cui hanno favoleggiato per mesi con i parenti. E oggi Jelena, figlia di serbi e cittadina italiana, è pronta a tutti gli effetti per vivere la sua vita. Molte storie del suo popolo, così come le tradizioni, e forse anche la lingua d’origine le verranno raccontate e insegnate dai suoi genitori e dalla piccola comunità di serbi in cui è d’uso ritrovarsi durante le festività.

La comunità serba a Roma è “numericamente piccola”, è poco visibile, poco conosciuta e troppo spesso è “amalgamata” con la comunità rom presente nelle aree periferiche.

Al Museo della Civiltà Romana, per un mese, dal 28 dicembre e al 27 gennaio, con la mostra “Signore e Signori…La Serbia!” si è parlato molto di questo popolo, della loro storia e delle loro tradizioni; insomma, la Serbia ha iniziato la sua presentazione raccontandosi attraverso le opere di cinque artisti serbi che vivono e lavorano a Roma. L’iniziativa è nata nell’ambito del progetto “Arte e dell’Europa dell’Est a Roma”, promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dalla Consigliera Assembleare Aggiunta per l’Europa Tetyana Kuzyk.

I cinque artisti serbi-romani che hanno mostrato la loro arte al Museo della Cultura Romana sono: Ljiljana Petrović Vavalli, Ana Kapor, Vladimir Pajević, Srdja Mirković e Marta Jovanović.

Srdja Mirković era presente alla mostra con una serie di scatti fotografici dedicati al fiume e al mare della città eterna che l’autore ha raccolto nelle sue passeggiate romane; Ana Kapor e Vladimir Pajević, hanno esposto “Appunti di viaggio”, una serie di tele di medio e piccolo formato realizzate nel corso degli ultimi anni, in cui paesaggi naturali e urbani si alternano a temi onirici o metafisico; Ljiljana Petrović Vavalli, artista serba formatasi a Roma, ha presentato la propria opera esponendo sculture, pastelli e quadri a olio; ha chiuso questo primo ciclo espositivo Marta Jovanović con una rappresentazione dell’installazione “25.maj”, 25 maggio, una performance realizzata al Museo XXV maggio di Belgrado per ricordare il cinquantesimo anniversario del primo raduno per la celebrazione del compleanno del maresciallo Tito.

serbia3Nel mese dedicato alla Serbia altre mostre si sono avvicendate sul “strada del farsi conoscere”.

Il 10 gennaio infatti, sono state inaugurate altre due mostre: “La cultura serba-viaggio attraverso i secoli” e “Alfabeto cirillico”, con un incontro con i giornalisti italiani che hanno vissuto in Serbia da inviati a cui si è aggiunta la musica popolare serba.

Il 14 gennaio, in occasione del capodanno ortodosso, si è esibito il chitarrista Tibor Теpić. E ancora, si è parlato di serbo, di letteratura serba con gli autori, Ljiljana Djurović Habjanović e Dušan Kovačević, maggiormente tradotti e pubblicati in Italia.

Il progetto “Signore e Signori…La Serbia!” si è concluso, il 27 gennaio, alla presenza del ministro della difesa serbo, Dragan Sutanovac, e dell’ambasciatrice Ana Hrustanovic, con i festeggiamenti dedicati a San Sava, il santo di maggior rilievo per la spiritualità serbo-ortodossa.

Un mese in cui la Serbia si è mostrata a Roma e alla sua cittadinanza. Il progetto ha permesso soprattutto di conoscere, scoprire questa piccolissima comunità che vive e lavora sul suolo della Capitale insieme ad artisti che trascorrono la loro quotidianità a Roma e che si sono portati dietro con impegno e caparbietà la loro arte. Un’arte fatta di paesaggi, di colori, e di cultura.

Jelena, ragazzina minuta, dai grandi occhi azzurri e dai capelli biondi, era presente alla mostra “a rappresentanza” di tutti i serbi d’Italia per dire che i “rapporti bilaterali tra la Serbia e l’Italia sono ottimi, e al rafforzamento dell’amicizia ha contribuito anche la manifestazione Il mese della cultura serba”, e lei piccola bimba non si è dimentica di ricordare che sarebbe bello, un giorno non troppo lontano, trovare in giro per le strade di Roma anche un ristorante serbo, un centro di cultura serba, una scuola di lingua serba, oltre al corso di lingua serba che già si tiene all’Università de La Sapienza.

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