Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2010 risiedevano in Italia 121 mila individui provenienti da India e Asia Centro Meridionale. E nel Lazio ne risiedevano 14.500; di cui 6.300 nella Capitale. La loro presenza sul territorio italiano è legata a motivi di lavoro, di studio o a motivi personali.
Questo viaggio attraverso la comunità indiana che vive nella capitale inizia, per noi, proprio mentre stiamo seduti a tavola. Impariamo così che Roma ha conosciuto solo da pochi anni la cucina di questa parte d’Oriente. Dai suoi ristoranti, arrivano odori forti e privilegiati tanto da capire che la tipica cucina del sud dell’India offre ai suoi commensali “possenti” toni di peperoncino e spezie laddove la cucina del nord ne è più parsimoniosa.
Piatto forte della tavola indiana, comunque, è il riso, che fa da “re” anche nei dessert. Profumato agli agrumi oppure speziato allo zafferano o al curcuma, impera maestoso tra le vivande, dall’alba al tramonto. E poi c’è il pane. Da quello che somiglia alla carta da musica sarda, pappardam, a quello che si gusta caldo e morbido, nan, fino a giungere a quello che somiglia alla più classica piadina romagnola, chapati. La cucina indiana “usa” per la preparazione della maggior parte dei suoi piatti il forno di terracotta riscaldato con la brace anche se formaggi, verdure e carni si cucinano sulle piastre roventi; mentre, verdure, spinaci, broccoli, e bieta vengono affogate nello yogurt ristretto.
Nella Capitale l’India è anche religione, associazioni, librerie, e rapporti con le istituzioni.
Il trinomio Roma-India-Religione nella Capitale diventa, circa 10 anni fa, una comunità-associazione molto legata alle sue tradizioni e festività. “Kmayaya Catholic Association” è l’associazione di cui fanno parte circa 900 indiani e con la quale si riuniscono, nella Chiesa di S. Pio V in Via De’ Funari (parallela di Botteghe Oscure), ogni domenica mattina alle 10:30 per la celebrazione della Santa Messa con rito Siro-Malabarese. La celebrazione liturgica diventa un momento di interessante condivisione anche per i cittadini italiani, per l’impatto con una nuova sonorità, una nuova gestualità oltre che per i caratteristici abiti tradizionali che per l’occasione indossano le donne indiane.
Per ciò che riguarda invece l’aspetto più propriamente culturale in Via Celsa si trova la Biblioteca del Bhaktivedanta Cultural & Educational Library, specializzata in Indologia ma possiede anche volumi sulla storia politica e socioeconomica dell’India e biografie dei maggiori esponenti della filosofia e della spiritualità indiana. La Biblioteca è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì, dalle ore 11:00 alle ore 18:00.
L’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” nel suo dipartimento di Studi Orientali possiede una biblioteca che è tra le principali biblioteche orientaliste italiane. Possiede 100 mila monografie, e 560 periodici attivi. La biblioteca è attualmente dislocata in due sedi, una si trova all’interno della città universitaria e l’altra nel dipartimento di Studi Orientali.
Si tratta di un popolo, quello indiano, dalle antiche e nobili origini. Basta pensare alla bellezza delle vesti femminili, alle movenze lente e sinuose dei loro balli, alla loro arte culinaria che tra spezie e profumi sposta le lancette dell’orologio del tempo indietro addirittura a oltre 7.000 anni fa, quando le scoperte archeologiche collocano, nel nord dell’India la coltivazione di una specie di riso, l’Indica, di cui una leggenda lo vuole come regalo degli uomini al dio Shiva.