Il Tibet. E la memoria rincorre veloce le immagini del film Sette anni in Tibet (regia Jean-Jacques Annaud, 1997). Sono proprio quelle musiche, quei paesaggi, quel lento divenire di scene raccontate che, lontane nel tempo e nello spazio, scrivono curiosità e “leggende”.
Il Tibet, una terra così lontana dall’Italia e un popolo che nel suo “vento di fuga” alla ricerca di asilo politico, ha saputo mantenere intatta la propria identità religiosa. In realtà, nonostante la storia di emigrazione del popolo tibetano che è iniziata nel lontano1959, in Italia la loro presenza è piuttosto recente.
E’ del 1985 la nascita a Roma di un Istituto Buddista a seguito della quale molti rifugiati tibetani sono arrivati in Italia. A Roma ne risiedono circa una ventina, soli o con famiglie e figli. Si tratta di giovani, attivi nel loro lavoro e nell’impegno sociale a favore del loro Paese.
Ma Roma è anche Dharma Tibet, un’associazione culturale nata nel 2002 con l’idea di svolgere un’attività finalizzata a preservare e tramandare integralmente la millenaria cultura tibetana. Un corso di lingua tibetana è tenuto presso l’istituto.
Nel 2009 a Roma nasce anche l’Associazione Culturale Centro Giamzè, nome scelto direttamente da S.S. il XXIV Dalai Lama che significa amore e compassione. Essa ha come scopo la preservazione e la diffusione della cultura tibetana, l’aiuto concreto ai profughi tibetani, il sostegno al Monastero di Gaden, la promozione della pace, del dialogo e della pacifica convivenza tra i popoli nonostante la diversità di culture e di religioni.
La Sapienza, Università degli Studi di Roma, ha attivato alla Facoltà di Studi Orientali, la cui sede è nel quartiere Esquilino, un corso studi dalla durata biennale di lingua tibetana classica che prevede lo studio della lingua letteraria degli autori tibetani.
La Facoltà di Lettere e Filosofia, sempre all’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ha anche all’attivo il corso base e avanzato in Storia dell’arte tibetana.
Ma cultura è anche sinonimo di museo. A Roma, in via Merulana 248, all’interno di Palazzo Brancaccio, si trova il Museo Nazionale di Arte Orientale “Giuseppe Tucci” che accoglie una serie di oggetti acquisiti in Nepal e Tibet da uno dei massimi orientalisti del Novecento, Giuseppe Tucci. Alcuni di questi oggetti sono degli splendidi dipinti arrotolati su stoffa, delle statue in lega metallica e lignee e le cretule votive. La collezione è una delle più interessanti e importanti al mondo.
E’ solo di qualche mese fa, del 29 maggio 2012, la notizia comparsa sul sito dell’Associazione Italia-Tibet che “Si è costituito in seno all’Assemblea Capitolina l’Intergruppo sul Tibet. Ne fanno parte 11 consiglieri di Roma Capitale […]”. L’Associazione Italia-Tibet è invece un “organismo” senza scopo di lucro che si propone di sostenere il lavoro del Dalai Lama e del suo governo in esilio, affinché al popolo tibetano venga riconosciuto il diritto all’autodeterminazione e siano garantite le fondamentali libertà civili. Il sito dell’Associazione fornisce inoltre tantissime informazione sullo “stato di salute” del popolo tibetano e del suo territorio.
E a Roma in via della Lungaretta, 15, nel cuore di Trastevere, il Tibet è presente anche con i suoi colori e le sue tradizioni più profonde. C’è un negozio, il Roma Tibet Shop, dedicato in modo particolare al Buddha della Medicina dove è possibile acquistare mandala, thankas, campane tibetane e strumenti utili per il proprio benessere e per la crescita spirituale.
Il Tibet nel cuore di Roma tra cultura millenaria, arte, lingua, storia, tradizioni e spiritualità. Associazioni, Università, Musei, eventi. Non solo come testimonianza del lungo cammino di un popolo, ma come emblema forte e fortificante di una nazione. E proprio mentre il tempo scorre “Non c’è bisogno di tempi, non c’è bisogno di una filosofia complicata. La nostra mente e il nostro cuore sono il nostro tempio – la mia filosofia è bontà” (Dalai Lama)