Roma e Cina: un’integrazione in via di sviluppo
I ristoranti cinesi sono equamente distribuiti sulla superficie della città di Roma! Ormai da decenni siamo abituati a vedere le lanterne rosse nelle nostre strade e a riconoscere i nomi esotici delle insegne dei locali di cucina cinese. Fanno parte integrante di una città sempre più cosmopolita (per fortuna, aggiungerei).
La cucina tradizionale è da sempre fonte di conoscenza della cultura di un popolo e ormai, tra involtini primavera e ravioli al vapore, siamo tutti convinti di sapere tutto su questo argomento. Ma è proprio così? Non è forse vero che il gusto occidentale è assai meno delicato di quello orientale, e perciò i piatti importati sono molto più salati di quelli originali? E non è altrettanto noto che la cucina cinese importata negli Stati Uniti è ben diversa da quella importata in Italia, ancora una volta per adattamento al gusto locale? Come sarebbe possibile se fosse davvero quella tradizionale cinese? Inoltre c’è da aggiungere che la Cina ha circa 30 volte l’estensione dell’Italia! Possibile che abbiano una sola cucina ovunque?!
Insomma cosa ne sappiamo davvero? D’altra parte i ristoranti italiani all’estero fanno lo stesso: si adattano al gusto locale, e quando ci capita di andarci la delusione è grande.
E poi i pregiudizi sul ristorante cinese sono infiniti. Poca pulizia, prodotti scadenti, persone sospette e mafia ovunque. In tanti anni di ristorante cinese, con gli amici o con la famiglia, posso testimoniare di non aver mai avuto problemi: nessuno si è mai sentito male o ha trovato niente di spiacevole nel cibo. Vorrei peraltro aggiungere che i ristoranti cinesi sono come tutti gli altri. In che senso? Beh, ci sono quelli più buoni e quelli più scadenti, quelli più cari e quelli a buon mercato (anche se tutti sono mediamente meno cari degli altri), quelli con personale più professionale e quelli a conduzione famigliare. E, come purtroppo alcuni esercizi italiani, quelli un po’ loschi che hanno qualcosa da nascondere. Non vedo come questo possa caratterizzare una intera comunità: è un giudizio fastidioso tanto quanto quello di uno straniero che dice: “Italiani: spaghetti, mafia e mandolino”.
Ormai, dopo vent’anni e più di Cinesi a Roma l’integrazione si sta facendo strada nonostante le forti resistenze, più o meno comprensibili, della società. Sono tanti i ragazzi di famiglia cinese, nati a Roma, o comunque in Italia, con chiaro, e divertentissimo, accento locale (non certo con la L al posto della R), ma anche con una cultura a metà tra quella di noi italiani da generazioni e quella dei loro genitori nati in Cina.
Per aiutare questo evolversi naturale di incrocio di culture sono nate tante iniziative e associazioni nel Comune di Roma e in particolare nel quartiere Esquilino, che resta il più cosmopolita della capitale, oltre a tanti siti web sull’integrazione a Roma.
Il consiglio è provare ad andare in un ristorante cinese con uno spirito da esploratore: provate a mangiare con le bacchette (difficilissimo per i non esperti, ma la serata sarà più divertente) che in cinese si chiamano kuaizi, ordinate un tè al gelsomino e chiedete di prepararvi qualcosa che mangerebbe una persona appena arrivata dalla Cina per sentirsi ancora a casa: forse inizialmente resterete delusi, ma avrete fatto un passo verso la conoscenza di un popolo.