La periferia di Roma è in prima linea nell’integrazione multietnica capitolina. Nel marzo 2009, a pochi passi dalla stazione Tiburtina fu inaugurato il primo centro commerciale romeno, “La Strada”. Lo scorso 6 febbraio è stata la volta del quartiere Centocelle, dove ha visto la luce un reparto dedicato ai prodotti di macelleria musulmana “halal” all’interno dell’IperCoop, nel centro commerciale Casilino di via Casilina 1011. L’apertura di questo spazio a Roma rientra in una precisa politica Coop, già recentemente attuata in altre cittadine italiane con comunità islamiche nutrite, per esempio Colle Val d’Elsa, Ponte a Greve, Empoli e Cisanello di Pisa.
Non è casuale la scelta di Centocelle, in quanto in questo quartiere è presente una nutrita comunità di musulmani. L’inaugurazione, avvenuta lo scorso 6 febbraio, ha avuto molta risonanza e si è tenuto alla presenza di esponenti importanti della comunità islamica romana.
Per ogni musulmano, la parola araba “halal” (che si pronuncia helel) significa “lecito” e si riferisce a tutto quanto è consentito dall’Islam, in ogni campo della vita religiosa.
Le carni “halal” del reparto Coop provengono dalla stessa filiera e sono sottoposte agli stessi standard qualitativi di quelle vendute abitualmente. La differenza sta nella “certificazione religiosa”, impartita dagli Imam, e soprattutto nella procedura di macellazione. Infatti, il trattamento cui vengono sottoposti gli animali viene rigorosamente effettuato da musulmani, secondo una metodologia tradizionale che prevede un dissanguamento lento e totale. Questo risultato viene ottenuto tagliando la vena giugulare e lasciando comunque intatta la spina dorsale. Inoltre, durante il dissanguamento gli animali devono essere appesi a testa in giù ed orientati verso La Mecca, città santa dell’Islam.
Secondo quanto affermato dalla dirigenza Coop, questo potrebbe essere solamente il primo passo di una scelta strategica di apertura verso altri prodotti “halal”, tra cui i biscotti.
All’interno dell’IperCoop, ai prodotti “halal” è stato riservato uno spazio piuttosto ridotto ma ottimamente fornito e variegato. Nelle vasche frigorifere sono infatti presenti molte confezioni con descrizione in italiano ed arabo: sette tipi di carne bovina, una di agnello ed una di pollo. Negli scaffali adiacenti sono invece presenti anche cinque varietà di salumi. I tagli delle carni non sono pregiati, col risultato di ottenere prodotti più economici.
Nel reparto, durante le prime settimane ci saranno ragazze musulmane, che saranno a disposizione dei clienti per aiutarli nella scelta o semplicemente per rispondere alle curiosità. Nel rispetto del costume musulmano, le ragazze indossano il tradizionale “hijab” bianco, una sorta di tunica che arriva fino alle caviglie. Appesi al soffitto, due grandi cartelloni riportano due delle ricette tradizionali arabe più famose, il cous cous e la tajine. I cartelloni, come anche i volantini distribuiti, sono verdi, il colore del paradiso secondo l’Islam. Tra le informazioni riportate sui volantini, preparati dal portale arabo-islamico www.minareti.it, si legge che “le regole alimentari Halal hanno varie somiglianze con le leggi Kosher che vengono osservate invece nella tradizione ebraica”.
Dalla notizia dell’inaugurazione, sono spuntati moltissimi blog sull’argomento, soprattutto in relazione alla pratica del dissanguamento. Secondo quanto previsto dal Corano, gli animali devono rimanere coscienti fino alla morte, e questo ripropone lo scottante tema della sofferenza degli animali. Contro la politica Coop si sono schierate le associazioni dei vegetariani e dei vegani, ma anche l’Ente Nazionale Protezione Animali. In Europa non c’è un approccio unanime sul tema. Infatti, paesi come Svezia, Austria e Svizzera hanno avverso questa pratica, considerandola illegale.
La Coop ha giustificato la propria scelta assicurando che l’Imam avrebbe “dichiarato conforme al rito islamico lo stordimento preventivo” e che tutte le operazioni di macellazione “halal” avvengono sotto la supervisione di veterinari.
Nei giorni a ridosso dell’inaugurazione, il reparto “halal” è stato preso d’assalto da giornalisti e televisioni, che hanno contribuito a diffondere la notizia facendo pubblicità “gratuita” alla catena Coop. I prodotti “halal” sono infatti disponibili per tutti. Ed in effetti, parecchie persone gremiscono il ridotto spazio disponibile, fermandosi a leggere i volantini o a chiedere informazioni con reale interesse. Tra la folla, si intravedono anche alcune donne arabe che sanno già cosa acquistare e che, paradossalmente, appaiono quasi fuori luogo. Alcune signore, apparentemente sconcertate, osservano con curiosità senza avvicinarsi. Altre ancora passano scostanti ed imprecano nervosamente per la confusione creatasi nel corridoio antistante, facendo trasparire un malcelato disagio.
Effettivamente, l’impressione che ho è che questo evento sia non sia visto bene da tutti. A prescindere dalle legittime considerazioni personali e soggettive di ciascuno riguardo il trattamento degli animali e la pratica “halal” in generale, è bene che la legge italiana prenda una decisione chiara sull’argomento. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile tutelare i cittadini, musulmani e non, garantendo il rispetto di norme igieniche e livelli di qualità, requisiti dai quali non possiamo prescindere, in nessun caso.