La presenza delle culture e delle religioni arabe e dell’Islam nel mondo occidentale sono una realtà consolidata ed inarrestabile, con tutte le contraddizioni e le paure più o meno fondate che questa presenza ha comportato. L’attenzione dei media e l’opinione pubblica sono ormai da anni costantemente puntate sulle comunità musulmane, accrescendo da una parte diffidenza ed allarmismi ma estendendo dall’altra le nostre possibilità di integrazione. Tutto ciò, malgrado siano piuttosto evidenti pregiudizi e stereotipi, spesso dovuti a mancanza di informazione ed alle innegabili diversità culturali.
Eppure il mondo arabo è geograficamente vicino.
L’Africa inizia infatti a poco più di due ore di aereo da noi. Paesi come Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Siria, Giordania e forse quello culturalmente più vicino, il Marocco, ci tendono la mano e ci strizzano l’occhiolino tutti i giorni, non solo per accoglierci calorosamente durante crociere e vacanze mordi e fuggi, ma anche per proporci un arricchimento culturale e condividere le loro usanze con noi. In particolare, la cultura musulmana del Marocco è piuttosto moderata e la maggior parte delle persone proviene da una estrazione di stampo laico.
Negli anni passati, precisamente nel 2005, l’Italia fu al centro di una iniziativa molto interessante, la settimana del Marocco. L’iniziativa, oltre alla capitale, toccò anche Bari, Lecce, Firenze ed altre città e durante la sua durata vennero organizzati incontri con artisti, stilisti e scrittori, ma anche rassegne, mostre e manifestazioni culturali, tutto per celebrare il paese maghrebino.
Più recentemente, durante la prima giornata del Festival del cinema di Roma tenutosi lo scorso ottobre all’Auditorium, fu proiettato “Sound of Morocco”, uno speciale e suggestivo documentario incentrato sulle melodie tradizionali ed il panorama musicale del Marocco.
Un forte senso di appartenenza alla patria ed alle tradizioni accompagna il percorso di integrazione nel mondo, in Italia e nella capitale dei maghrebini, che hanno da qualche anno iniziato un percorso evolutivo volto a superare tutte quelle barriere culturali che renderebbero in futuro più difficoltosa l’integrazione dei giovani, soprattutto in relazione agli aspetti riguardanti la famiglia ed il mondo femminile.
I marocchini, nel rispetto delle proprie tradizioni, non perdono occasione di festeggiare le ricorrenze. Tra le più importanti c’è la “Festa del trono” (Eid Al ‘Arsh), una festa dalle origini antiche che ogni anno ricorda l’ascesa al trono del Re. Dal 1999 viene celebrata il 30 luglio in onore del Re (Sar) Mohammed VI. La festa del trono viene ovviamente celebrata anche in Italia. A Roma, in particolare, l’Ambasciata del Marocco organizza fastosi festeggiamenti, offrendo un buffet a base di piatti tradizionali. Per l’occasione, le donne marocchine indossano le loro vesti tipiche, riproducendo verosimilmente un angolo di Marocco nella capitale.
Se si parla di cucina marocchina, è ovvio dover parlare di tutti quei piatti tipici della tradizione culinaria araba, primo tra tutti il kebab. In generale, per parlare di cucina araba occorre fare gli opportuni distinguo, data la vastità geografica dei territori islamici. Grossolanamente, il mondo arabo può essere suddiviso in due grandi regioni, da una parte Maghreb e Nord Africa e dall’altra Mashreq e Medio Oriente. Tra queste due regioni si pone l’Egitto, rappresentando in tal senso un vero e proprio ponte per le tradizioni culturali e culinarie. Tenendo conto di questa separazione, le cucine dei singoli paesi hanno dei tratti comuni ma ciascuno di essi presenta delle specifiche radici.
In generale, alla base della cucina araba c’è abbondanza di spezie e sughi e l’utilizzo di carne proveniente da animali non sgozzati (halal), caratteristiche sempre accompagnate dai divieti noti anche nel mondo occidentale, relativi alla carne di maiale ed alle bevande alcoliche. Roma è ricca di locali dove gustare questo ed altri piatti arabi. Di origine marocchina è il proprietario del “Planet Kebab”, un fast food situato in zona Trastevere (via Natale del Grande n.17, 06.5819863), tra i primi di questo genere. Un ampio menù offre molte possibilità di scelta, ma la pietanza più curiosa è sicuramente il Minikebab, una rielaborazione del kebab per chi vuole limitare l’apporto “nutrizionale”. È prevista la consegna a domicilio e per chi avesse voglia di organizzare una cena tipica marocchina c’è la possibilità di richiedere menù in occasione di feste ed eventi, oltre che di intrattenimento coreografico e musicale.
Per la preparazione in proprio di piatti arabi, Roma propone una vasta scelta di mercati in cui reperire couscous, spezie ed altri prodotti tipici. Tra i più noti e forniti, il Mercato rionale Esquilino in via Principe Amedeo ed il Mercato della Moschea in viale della Moschea.
Tra i negozi in cui trovare oggetti d’arredo arabi e soprattutto marocchini, è d’obbligo una visita a L’Argania (http://www.largania.it), situato in via dei Cappellari n.68 (a due passi da Campo dé Fiori) e gestito da una coppia italo-olandese. All’interno, è impossibile non perdersi nell’ampia scelta di oggetti artigianali tipici, tra le coloratissime lanterne e lampade e gli incredibili tavoli a mosaico con struttura in ferro battuto, ma anche specchi, sedie, posacenere, piatti e tajine, i tipici contenitori in coccio che prendono il nome da uno dei piatti tipici più caratteristici.
L’impegno sociale della comunità marocchina è presente e rivolto soprattutto al mondo femminile, il più penalizzato dalle rigide tradizioni arabe. È in questo contesto che svolge la sua attività la ONLUS Acmid-Donna (Associazione della Comunità Marocchina delle Donne in Italia), nella quale confluiscono e collaborano donne marocchine ed italiane nel tentativo di avvicinare le culture dei due paesi, ma soprattutto di aiutare donne in difficoltà e ridurre il gap culturale delle immigrate, favorendone l’alfabetizzazione e la conoscenza dei diritti e doveri sociali, alla base di una proficua integrazione nella nostra difficile società. La Acmid-Donna (www.acmid-donna.it) si trova in via della Polveriera n.14, a due passi dal Colosseo e dalla chiesa di San Pietro in Vincoli.
La scrittrice e giornalista italo-marocchina Anna Mahjar-Barducci è autrice di un recente libro-denuncia, suo primo romanzo, dal titolo “Italo-marocchina. Storie di marocchini in Europa”. Il libro racconta storie tragiche ma purtroppo vere, riportate nel rispetto delle molteplici culture e religioni con cui la scrittrice convive, in virtù della sua doppia nazionalità e delle esperienze di vita vissute. Nel 2007 Anna ha fondato l’Associazione “Arabi Democratici Liberali” (http://www.arabidemocraticiliberali.com), la cui sede è a Roma.
Insomma, è evidente che i marocchini stanno provando con impegno ad integrarsi nella nostra società. Sono lontani i tempi in cui i marocchini erano sinonimo solo di “vu cumprà” e di venditori ambulanti. La nostra società, la nostra capitale, vanta oggi molti casi di successo di integrazione multirazziale ed i marocchini, in questo, sono in prima linea.